I Vespri Siciliani        

Con una versión en francés, Les vêpres siciliennes, y otra en italiano, I vespri siciliani, es una ópera en cinco actos con música de Giuseppe Verdi y libreto en francés de Charles Duveyrier y Eugène Scribe a partir de su obra Le duc d'Albe, que fue escrito en 1838 y ofrecido a Halévy y Donizetti antes de que Verdi acordase ponerle música en 1854.1 Fue estrenada en la Académie Impériale de Musique el 13 de junio de 1855. En España se estrenó el 4 de octubre de 1856, en el Gran Teatre del Liceu de Barcelona, en la versión italiana.

La ópera se basa en hechos históricos que ocurrieron en 1282 y se conocen con el nombre de las vísperas sicilianas, usando material tomado del tratado medieval siciliano Lu rebellamentu di Sichilia.2

 Personajes

GUIDO DI MONFORTE,
IL SIRE DI BETHUNE,
IL CONTE VAUDEMONT,
ARRIGO,
GIOVANNI DA PROCIDA,
LA DUCHESSA ELENA,
NINETTA,
DANIELI,
TEBALDO,
ROBERTO,
MANFREDO
governatore di Sicilia per Carlo d'Angiò, re di Napoli
uffiziale francese
uffiziale francese
giovane siciliano
medico siciliano
sorella del Duca Federigo
sua cameriera
siciliano
soldato francese
soldato francese
siciliano
(Baritono)
(Basso)
(Basso)
(Tenore)
(Basso)
(Soprano)
(Contralto)
(Tenore leggiero)
(Tenore)
(Basso)
(Tenore)
Siciliani, Siciliane, Soldati francesi, Comparse e corpo di Ballo,
sei Giovanette, quattro Paggi, Maestro di Cerimonie, Nobili d'ambo i sessi,
quattro Uffiziali, due Penitenti, un Carnefice, Siciliani

La acción se desarrolla en Palermo en 1282

ATTO PRIMO


Scena Prima

(Gran piazza de Palermo)


SOLDATI FRANCESI,
TEBALDO, ROBERTO

A te, ciel natio,
con dolce desio
torni il mio pensier,
sì, tra i canti e i bicchier.

SICILIANI

(sottovoce)

Con empio desio
al suol natio
insultan gl'iniqui
fra canti e vin.

SOLDATI FRANCESI
TEBALDO, ROBERTO

Con fronde d'alloro,
col vino e coll'oro
del pro' vincitor
premiate il valor, ecc.

SICILIANI

(sottovoce)

Oh vendetta, oh vendetta.
Giorno di vendetta
men lento t'affretta,
desta il valore
ai vinti in cor.
Oh giorno di vendetta, ecc.

TEBALDO

(alzando il bicchiere)

Evviva, evviva il grande capitano!

ROBERTO

Di Francia orgoglio
e primo per valor!

TEBALDO

E fulmine di guerra:

ROBERTO

Mai non fere invano
ed è de' suoi
de' suoi l'amor!

(Bethune e le conte di Vaudemont escono)


Così di queste mura
che chiamano Palermo,
lo disse il general,
- mio duce, è ver? -
noi siam signori!

BETHUNE

(ridendo)

Ah, ah! Il tuo piè vacilla.
Amico, ebbro tu sei!

ROBERTO

Ebbro son io... d'amore!
Ah! Mi piace
ogni beltà.

BETHUNE

È il siciliano geloso,
e fier delle sue donne
il core.

ROBERTO

Ah, no,
non v'ha cor che non ceda
d'un cimiero alla vista!

(A Tebaldo.)


Vedrai!...

TEBALDO

Ma i lor consorti?

ROBERTO

Vincitor generoso m'avran
donna gentile
e facil sposo.

FRANCESI

Con fronde d'alloro, ecc.

SICILIANI

Oh vendetta,
giorno di vendetta
men lento t'affretta, ecc.

Scena Seconda


(entrano Elena, Ninetta e Danieli)


VAUDEMONT

(A Bethune)

Qual s'offre al mio sguardo
del ciel vaga stella?
Fra noi qual si noma
sì rara beltà?

BETHUNE

A lutto vestita,
del prence sorella,
cui tronco fu il capo,
ostaggio qui sta.
Or mesta deplora
l'amato fratello.

VAUDEMONT

Amico allo Svevo
che tanto l'amò.
Affetto fatale
che il sangue scontò!

BETHUNE

Quest'oggi ricorda
quel dì doloroso.

VAUDEMONT

All'ombra fraterna
invoca riposo.

BETHUNE

E ultrice su noi la folgor,
la folgor del ciel!

VAUDEMONT

E a dritto,
chè il duce
fu troppo crudel!

BETHUNE

Ah! taci;
ad un soldato
mal s'addicon tai detti!

(Bethune e Vaudemont partono)


Scena Terza


DANIELI

Oh di fatal, giorno di duol,
ove il nemico ferro
de' miglior suoi figli
il suol materno orbava!

ELENA

Oh mio fratel, Federico!
Oh nobil alma,
fior che rio turbin svelse
nel suo primier mattino!
Morte, morte al tiran
che la tua vita troncava,
e indifferente
a tanto eccidio
qui stassi ognun!
Da me vendetta omai,
oh mio fratel
e sol da me tu avrai!

ROBERTO

(ubriaco)

Assai nappi vuotammo;
la canzone or ci allegri,
il Siciliano
Canti le nostre glorie!

TEBALDO

Il pensi tu?

ROBERTO

(guardando ad Elena)
Per mia fè!
Canto gentile
tra queste belle
or chi sciorrà!
Fior di beltà
or via, a te s'aspetta!

NINETTA

(A Danieli)

Che fia di noi?

ROBERTO

Signor mi fe'
de forti il dritto,
e al vincitor
mal ti sottraggi, oh donna!
Non più s'indugi! Olà!

NINETTA

(proteggendo ad Elena)

Soldato! E tanto ardisci?

ELENA

(a Ninetta.)

Taci!

ROBERTO

(con furore)

Tu canterai,
tu canterai! Ovver...

ELENA

(calmata)

Sì, canterò.
In alto mare
e battuto dai venti,
vedi quel pino
in sen degli elementi
a naufragar già presso?
Ascolti il pianto
del marinar
pel suo naviglio infranto?
Ascolti il pianto
del marinar? Ah!
Deh! Tu calma,
oh Dio possente,
col tuo riso e cielo e mar;
salga a te la prece ardente,
in te fida il marinar!
E Dio risponde
in suo voler sovrano;
a chi fida in sè
stesso il cielo arride.
Mortali! il vostro fato
è in vostra man,
coraggio, su coraggio,
del mare audaci figli;
si sprezzin i perigli,
è il gemere viltà!
Al ciel fa grave offesa
chi manca di coraggio.
Osate! L'alta impresa
Iddio proteggerà!

SICILIANI, NINETTA, DANIELI

Oh quai detti! Quale ardor!

ELENA

(guardando gli siciliani)

E perchè le preci ascolto,
perchè pallido è ogni volto?
Nel più forte del cimento
voi tremate di spavento?
Ardir, ardir! Al mugghiare,
al mugghiare dell'onda
e agli scrosci
del tuono risponda,
si desti alfin
il vostro ardor,
invitti cor!

SICILIANI, NINETTA, DANIELI

(sottovoce)

A quel dir ogni ardore
si destò nel mio core.
Sospirar è viltade!
L'onta ria vendichiamo,
il servir disprezziamo,
e con noi Dio sarà.

TEBALDO, ROBERTO,
SOLDATI FRANCESI

Di vin colmi bicchieri
rallegran ogni core,
raddoppiano il valore;
beviamo alla beltà!
Ah, sì, beviamo, ecc.

ELENA

(guarda gli soldati)
Santa voce dell'onore
già parlò a quei cor.
Ah! coraggio, su, coraggio,
del mare audaci figli.
Si sprezzin i perigli;
Iddio vi guiderà!
Si vendichi l'offesa.
Si spezzi il rio servaggio.

NINETTA, DANIELI, SICILIANI

Ardir, ardir!

ELENA

Osate! L'alta impresa
il ciel proteggerà!

SICILIANI, ELENA,
DANIELI, NINETTA

Andiam! Orsù, coraggio,
corriam, feriam,
splenda l'acciar
del prode in man.
Andiam, feriam, ecc.

SOLDATI FRANCESI


Ah, sì, beviam,
beviam nei nappi.
Qual rumor!
Ma qual frastuono!
Ma qual rumor
fa questa canzon!
Ma qual rumor, ecc.

(Gli siciliani prendono gli brando. Monforte
appare en la porta del palazzo)


TUTTI

Egli! Oh, ciel!

ELENA

Oh, furor! Che mai vegg'io?
Innanzi a lui paventa ognun.
Gran Dio!

(tutti siciliani partono, salvo Elena, Ninetta e Danieli)


Scena Quarta


ELENA, NINETTA, DANIELI

(fra sé)

D'ira fremo
all'aspetto tremendo,
io fremo, d'ira fremo,
l'alma mia
raccapriccia d'orrore!
D'ira fremo!

MONFORTE

(fra sé)
D'odio fremon compresso,
tremendo,
d'odio fremon,
ma di sprezzo
sorride il mio cor!
D'odio fremon!

ELENA

(fra sé)

Oh fratello! Fratello!
A te penso gemendo,
e vendetta, vendetta
sol spira il mio cor!
Fratello!
gemendo penso a te, ecc.

NINETTA
, DANIELI
(fra sé)

Al fratel ella pensa gemendo,
e vendetta, e vendetta
sol spira il cor!
Gemendo penso al fratel, ecc.

MONFORTE

(fra sé)

Freman pur,
ma divorin tacendo
la vergogna
e l'imbelle furor!
Divorin tacendo
il vil furor!
Ah, freman pur, ecc.

Scena Quinta


(appare Arrigo)


ARRIGO

Oh donna!

ELENA

Oh ciel! Chi miro?
Arrigo! E il crederò?
Tu prigionier...

ARRIGO

Ah! sì, tra cari miei,
del mio destino incerti,
in questo loco libero stommi!

ELENA
, NINETTA
Oh! che di' tu?

ARRIGO

Tremanti giudici pronunciaro
equa sentenza!
Cotanto osaro
di Monforte in onta!

ELENA
, NINETTA
Gioia! E fia vero?

ARRIGO

Appieno assolto io sono!
E fu sola giustizia
e non perdono.

MONFORTE

(indicando il palazzo)

Di sconoscente cor
segno è tuo folle ardire.
Mercede lui rendi
ch'è sì clemente.

ARRIGO

Meglio di' ch'egli è lasso!
Al ferro il braccio or manca
ed alle faci,
se non vien meno il cor.
Ei si riposa
per colpir poi meglio!

ELENA

Ah, taci!

NINETTA

Non osar!

ARRIGO

E perchè?
Ah, tra queste mura
se il recasse,
il recasse fortuna
a mia vendetta!

MONFORTE

Or lo vedrai!
Il tuo bollore affrena.

ARRIGO

Dov'è?

MONFORTE

Innanzi a te!

ARRIGO

Ciel!

ELENA

(fra sé)

Ahimè! di lui che fia?

MONFORTE

Ebben! Non mi rispondi tu?

ARRIGO

Ah! nol poss'io!
A me fu tolto il brando!

Scena Sesta


MONFORTE

(Ad Elena, Ninetta e Danieli)

Sgombrate!

(Ad Arrigo)


Tu qui resta, io tel comando!
Qual è il tuo nome?

ARRIGO

Arrigo.

MONFORTE

Non altro?

ARRIGO

T'è noto l'odio mio!
Al mio nemico ciò basti!

MONFORTE

E il genitore?

ARRIGO

Io genitor non ho!
So che ramingo ed esule
finiva i giorni suoi
lontan dal patrio tetto,
lontan dai cari suoi.

MONFORTE

Or di tua madre narrami!

ARRIGO

(guardando il celo)

Ah! non è più colei!
Già dieci lune scorsero
che, lasso! la perdei;
in breve la vedrò!

MONFORTE

Io so che prima di perderla
del duca Federico
t'accolse già la reggia.

ARRIGO

Sì, m'albergò la stanza
di quell'eroe!

MONFORTE

Del perfido!

ARRIGO

Ei mi guidò magnanimo
tra le guerriere squadre;
i passi miei sorregger
degnò siccome un padre;
d'onor gli alteri esempi
fu gloria mia seguir;
per lui vissi ed impavido
per lui voglio morir!
Di giovane audace
castiga l'ardir;
mi sento capace
d'odiarti e morir!
Non curo ritorte,
disprezzo il dolor;
incontro alla morte
va lieto il mio cor!

MONFORTE

(fra sé)
Ammiro e mi piace
in lui quell'ardir.
Lo credo capace
d'odiarmi e morir!
Non cura ritorte
disprezza il dolor,
ed incontro a morte
non teme il suo cor!

(ad Arrigo)


Dovrei punirti,
ma scuso un folle ardire!

ARRIGO

Pietade in te?

MONFORTE

Sì! In grand'alma,
taccion l'ire
e vo' per te salvare
offrire al tuo valore
più eccelsa meta, oh giovane,
degna d'un nobil cor.
Al sol pensier di gloria
in sen fremer tu dei!

ARRIGO

La gloria! Ove si merca?

MONFORTE

Là fra vessilli miei!
Vien tra mie schiere intrepide,
vieni, avrai così perdon,
avrai così perdon!

ARRIGO

No; si vil non son!
No, no, no.
D'un audace
castiga l'ardir, ecc.

MONFORTE

(fra sé)

Ammiro e mi piace, ecc.

(ad Arrigo)


Adunque vanne!
E immemore
la mia clemenza oblia!
Ma, giovinetto, ascoltami:
Odi un consiglio in pria!
Vedi tu quell'ostel?

(guarda il palazzo d'Elena)


ARRIGO

Ebben?

MONFORTE

La soglia mai non dêi varcar di quello!

ARRIGO

E perchè?

MONFORTE

(misterioso)
Lo saprai!
Paventa che il tuo core
arda d'infausto amore!

ARRIGO

Oh ciel!

MONFORTE

A me lo credi,
l'amor ti perderà!

ARRIGO

Chi disse a te?

MONFORTE

Tu il vedi!
Leggo nel tuo pensiero.
Per me non v'ha mistero,
tutto a me noto è già.
Ah, fuggi, fuggi!
Io tel comando!

ARRIGO

E con qual dritto?

MONFORTE

Il dissi, il voglio! Va!

ARRIGO

Non curo il tuo divieto,
il cor legge non ha!

MONFORTE

Temerario! Qual ardire!
Meno altiero t'arrendi a me!
Non destarmi in sen quell'ire
che cadran su voi,
su te! ecc.

ARRIGO

Sono libero, e l'ardire
di grand'alma è innato in me.

MONFORTE

Temerario!

ARRIGO

L'ira tua, ecc.

MONFORTE

Freno al tuo folle ardir,
e quella soglia
non varcar giammai;
io, io tel comando!

ARRIGO

Tu?

MONFORTE

Sì, l'odio mio fu ognor mortale.

ARRIGO

E pure io lo disprezzo!

MONFORTE

E morte' avrai!

ARRIGO

Per lei non temo io morte!

MONFORTE

E morte avrai!

(Arrigo entra in palazzo d'Elena)
ACTO PRIMERO


Escena Primera

(Plaza Mayor de Palermo)


SOLDADOS FRANCESES
,
TEBALDO
, ROBERTO
Hacia ti, cielo patrio,
vuela el dulce recuerdo
de mi pensamiento
entre cánticos y copas de vino.

SICILIANOS

(a media voz)
Con malvado deseo
a nuestra tierra natal
insultan esos inicuos
entre cánticos y copas de vino.

SOLDADOS FRANCESES,
TEBALDO, ROBERTO

Con ramas de laurel,
con vino y oro
premiad el valor
del vencedor, etc.

SICILIANOS

(a media voz)

¡Oh venganza, oh venganza,
el día de la venganza
se aproxima
despertando el valor
en el corazón de los oprimidos!
¡Oh, día de venganza, etc.

TEBALDO

(Levantando el vaso)

¡Viva, viva el nuestro gran capitán!

ROBERTO

¡Orgullo de Francia
y el primero por su valor!

TEBALDO

¡Y un rayo de la guerra!

ROBERTO

¡Nunca hiere en vano
y es el ídolo
de sus hombres!

(Bethune y el conde de Vaudemont aparecen)


Así que de estos muros,
que llaman Palermo,
nosotros somos los amos...
Lo ha dicho el general...
... y él es mi jefe ¿no es verdad?...

BETHUNE

(Riendo.)

¡Ja, ja! Tus pies vacilan.
¡Soldado, estás borracho!

ROBERTO

Sí, ebrio estoy... ¡pero de amor!
Todas las mujeres bellas
me gustan.

BETHUNE

Pero los orgullosos sicilianos
son celosos del corazón
de sus mujeres.

ROBERTO

¡Ah, no!
¡No hay corazón que se resista
ante la vista de un morrión!

(A Tebaldo.)


¡Ya lo verás!...

TEBALDO

Pero ¿y sus esposos?

ROBERTO

Mujeres amables y esposos consentidores
encontrarán en mí
a un vencedor generoso.

FRANCESES

Con ramas de laurel, etc.

SICILIANOS

¡Oh venganza,
el día de la venganza
se aproxima, etc.

Escena Segunda


(aparecen Elena y Ninetta seguidas por Danieli)


VAUDEMONT

(A Bethune)

¿Qué hermosa estrella del cielo
se ofrece a mi mirada?
¿Cual es el nombre
de tan excepcional beldad?

BETHUNE

Es la hermana del príncipe,
aquel que decapitaron,
y por él viste de luto.
Ella permanece aquí como rehén.
Ahora triste llora
a su amado hermano.

VAUDEMONT

El amigo del sueco
que tanto lo apreciaba.
¡Ese fatal afecto
bien caro pagó con su sangre!

BETHUNE

Hoy recuerda
aquel día doloroso.

VAUDEMONT

Para el alma fraterna
pide reposo.

BETHUNE

E invoca que a nosotros
nos fulminen los rayos del cielo.

VAUDEMONT

¡En verdad que
nuestro jefe fue
demasiado cruel!

BETHUNE

¡Ah, calla!
Un soldado no debe decir
semejantes palabras.

(Bethune y Vaudemont entran en el cuartel)


Escena Tercera


DANIELI

¡Oh día fatal, día de duelo,
cuando el acero enemigo
privó al suelo patrio
del mejor de sus hijos!

ELENA

¡Oh, Federico, hermano mío!
¡Oh alma noble,
flor que un cruel vendaval
arrancó en su primera mañana!
¡Muerte, muerte al tirano
que tu vida segó!
¡E indiferentes
ante tanta desgracia
todos permanecemos pusilánimes!
Yo te vengaré
¡oh, hermano mío!
yo sola te vengaré.

ROBERTO

(completamente borracho)

Ya hemos vaciado muchos vasos...
¡Y ahora una canción!
¡Que los sicilianos
canten nuestra gloria!

TEBALDO

¿Crees que lo harán?

ROBERTO

(mirando a Elena)
¡A fe mía!
¿Cuál de estas beldades
entonará ahora una gentil canción?
Hermosa flor,
vamos, a ti te corresponde.
¡A qué estás esperando!

NINETTA

(A Danieli.)

¿Qué quiere éste de nosotras?

ROBERTO

Mi deseo es el del fuerte,
no puedes negarte
al vencedor.
¡Vamos, mujer,
no me hagas esperar más!

NINETTA

(protegiendo a Elena)

¡Soldado! ¿Cómo te atreves?

ELENA

(a Ninetta)

¡Calla!

ROBERTO

(A Elena, amenazador)

¿Cantarás?
¿Cantarás? O...

ELENA

(Con calma.)

Sí, cantaré.
En alta mar
y batido por los vientos
¿ves aquel barco
a merced de los elementos
ya próximo a naufragar?
¿Escuchas el llanto
de los marineros
por su navío destrozado?
¡Ah, Dios todopoderoso!
Calma cielo y mar
con tu sonrisa.
Suba a Ti
la ardiente plegaria.
¡En Ti confían los marineros!
Y Dios les responde
en su voluntad soberana:
El cielo responde
a quien confia
en sí mismo.
Vuestro destino está
en vuestras propias manos.
¡Valor, sí, valor,
audaces hijos de la mar!
Despreciad los peligros,
¡gemir es de cobardes!
Al cielo ofende gravemente
quien carece de valor.
¡Atreveos!
¡Dios protegerá vuestro empeño!

SICILIANAS, NINETTA, DANIELI

¡Oh, qué palabras, qué ardor!

ELENA

(mirando a los sicilianos)

¿Y por qué sólo escucho plegarias?
¿Por qué están pálidos
vuestros rostros?
¿Ante la vorágine del peligro
tembláis de espanto?
¡Valor, valor!
Que bajo el rugir de la ola
y ante el estruendo del trueno
responda y despierte
el valor
en vuestros invictos corazones!

SICILIANOS, NINETTA, DANIELI

(Aparte y a media voz.)

Esas palabras han despertado
el ardor de mi corazón.
¡Suspirar es cobardía!
La vergonzosa afrenta venguemos,
despreciemos la servidumbre
y Dios estará con nosotros.

TEBALDO
, ROBERTO,
SOLDADOS FRANCESES

Las copas llenas de vino
alegran los corazones
y redoblan nuestro valor.
¡Bebamos por la belleza!
¡Ah, sí, bebamos, etc.

ELENA

(mirando a los franceses)
La santa voz del honor
a estos corazones ha hablado.
¡Valor, sí, valor,
audaces hijos de la mar!
Si despreciáis los peligros,
Dios os guiará!
Vengad la ofensa
y romped la cruel servidumbre.

NINETTA, DANIELI, SICILIANOS

¡Valor! ¡Valor!

ELENA

¡Adelante!
¡Vuestra alta empresa el cielo protegerá!

SICILIANOS, ELENA
DANIELI, NINETTA

¡Vamos! ¡Adelante, valor!
Que el acero refulja
en la mano del valiente.
Adelante, golpeemos!
¡Adelante, ataquemos!

SOLDADOS FRANCESES

¡Ah, sí, bebamos,
escanciemos las copas!
Pero ¡qué ruido!
¡Qué estruendo!
¡Qué ruido
hace esa canción!
¡Qué ruido! Etc.

(Los sicilianos se disponen a atacar cuando
aparece Monforte en la escalinata del palacio)

TODOS

¡Es él, oh cielo!

ELENA

¡Oh, furor! ¿Qué veo?
Todos se arredran ante su presencia...
¡Gran Dios!

(Todos huyen menos Elena, Ninetta y Danieli)


Escena Cuarta


ELENA, NINETTA, DANIELI

(para sí)

De ira me estremezco
ante su aspecto tremendo,
me estremezco, de ira tiemblo,
mi alma
se espeluzna de horror.
¡De ira me estremezco!

MONFORTE

(Aparte.)
De odio contenido,
tremendo,
se estremecen.
¡Pero con desprecio
sonríe mi corazón!
¡De odio se estremecen!

ELENA

(para sí)

¡Oh, hermano! ¡Hermano!
En ti pienso gimiendo.
¡Venganza, por venganza
sólo suspira mi corazón!
¡Hermano!
En ti pienso giminedo, etc.

NINETTA, DANIELI

(para sí)

Ella piensa en su hermano gimiendo,
¡Sólo por venganza
suspira su corazón!
Ella piensa en su hermano, etc.

MONFORTE

(para sí)

¡Tiemblen,
pero que devoren en silencio
la vergüenza
y el cobarde furor!
¡Que devoren en silencio
el vil furor!
¡Ah que tiemblen, etc.

Escena Quinta


(entra Arrigo sin advertir a Monforte)


ARRIGO

¡Oh, señora!

ELENA

¡Oh, cielos! ¿A quién veo?
¡Arrigo!... ¿Es posible?...
Tú estabas prisionero...

ARRIGO

¡Ah! Sí, he sido liberado
y ahora me encuentro aquí, en este lugar,
entre mis queridos amigos.

ELENA
, NINETTA
¡Oh! ¿Qué dices?

ARRIGO

Aunque temblorosos,
los jueces pronunciaron
una sentencia justa,
a pesar del temor a Monforte.

ELENA
, NINETTA
¡Qué alegría! ¿Es eso cierto?

ARRIGO

¡Sí, estoy libre!
Fue un acto de justicia
y no de perdón.

MONFORTE

(Avanza sonriendo indicando el palacio)

Tu loca audacia es prueba
de tu desagradecido corazón.
¡Dale las gracias a él,
por su clemencia!

ARRIGO

¡Di mejor que ya está viejo!
Su brazo no tiene fuerza
para sostener el hierro y la antorcha.
Pero su corazón no desfallece.
¡Descansa
para luego herir con más fuerza!

ELENA

¡Ah, calla!

NINETTA

¡Ten cuidado!

ARRIGO

¿Por qué?
¡Ah, si mi buena estrella
lo trajese
ante mí,
para poder vengarme!

MONFORTE

¡Creo que aciertas!
Ten cuidado con tu insolencia.

ARRIGO

¿Dónde está?

MONFORTE

¡Ante ti!

ARRIGO

¡Cielos!

ELENA

(para sí)

¡Ay de mí! ¿Qué será de él?

MONFORTE

Y bien, ¿no me respondes?

ARRIGO

¡Ah, no puedo!
¿No ves que no tengo espada?

Escena Sexta


MONFORTE

(A Elena, Ninetta y Danieli)

¡Marchaos!

(A Arrigo)


¡Tú, quédate aquí, te lo ordeno!
¿Cuál es tu nombre?

ARRIGO

¡Arrigo!

MONFORTE

¿Nada más?

ARRIGO

Mi odio te es conocido.
¡A mi enemigo eso le basta!

MONFORTE

¿Y tu padre?

ARRIGO

¡No tengo padre!
Sé que errante y desterrado
acabó sus días
lejos del techo patrio,
lejos de sus seres queridos.

MONFORTE

¡Háblame de tu madre!

ARRIGO

(Señalando al cielo)

¡Ah, ya no existe!
Hace diez lunas
que la perdí,
pero pronto me reuniré con ella.

MONFORTE

Sé que antes de perderla
te acogió la corte
del Duque Federico.

ARRIGO

¡Sí, me albergué en la casa
de aquel héroe!

MONFORTE

¡De aquel traidor!

ARRIGO

Sobre mí veló magnánimo
entre sus escuadras guerreras;
apoyó mis pasos
como un padre
y su altivo ejemplo
espero tener el honor de seguir.
¡Por él viví e, intrépido,
por él quiero morir!
Castiga la osadía
de un joven audaz.
¡Me siento capaz
de odiarte y morir!
No me preocupa la prisión
y desprecio el dolor.
¡Al encuentro de la muerte
alegre irá mi corazón!

MONFORTE

(para sí)
Admiro y me agrada
en él esa audacia.
¡Le creo capaz
de odiarme y morir!
No le preocupa la prisión
y desprecia el dolor.
¡Y al encuentro de la muerte
alegre va su corazón!

(A Arrigo)


Debería castigarte,
¡pero disculpo la loca audacia!

ARRIGO

¿Piedad, en ti?

MONFORTE

Sí. En un alma grande
la ira se calma fácil.
Para salvarte
quiero ofrecer a tu valor
una meta excelsa ¡oh joven!
digna de un noble corazón.
¡Sólo pensamientos de gloria
tu pecho debe albergar!

ARRIGO

¿La gloria? ¿Dónde se consigue?

MONFORTE

¡Bajo mis banderas!
Ven con mis intrépidas escuadras
y así obtendrás el perdón.
¡Ven y obtendrás mi perdón!

ARRIGO

¡No, no, tan vil no soy!
¡No, no, no!
De un osado
castiga la audacia, etc.

MONFORTE

(para sí)

Admiro y me agrada, etc.

(A Arrigo)


Entonces ¡vete!
E ingrato mi clemencia olvida.
Pero antes escúchame,
jovencito,
oye un consejo:
¿Ves aquella mansión?

(Indica el palacio de Elena.)


ARRIGO

¿Y bien?

MONFORTE

¡Aquel umbral jamás debes traspasar!

ARRIGO

¿Por qué?

MONFORTE

(En tono misterioso.)
¡Ya lo sabrás!
Teme que tu corazón arda
con infausto amor.

ARRIGO

¡Oh, cielos!

MONFORTE

Cree mis palabras:
¡el amor te perderá!

ARRIGO

¿Quién te lo ha dicho?

MONFORTE

¡Lo ves!
Leo tu pensamiento,
para mí no hay secretos,
¡todo me es conocido!
¡Ah, huye, huye!
¡Te lo ordeno!

ARRIGO

¿Y con qué derecho?

MONFORTE

¡Lo he dicho yo y basta! ¡Vete!

ARRIGO

No me importa tu prohibición,
el amor no tiene leyes.

MONFORTE

¡Temerario! ¡Qué osadía!
¡Eres demasiado altivo!
No despiertes en mi pecho la ira
pues que caerá sobre vosotros,
sobre ti. Etc.

ARRIGO

Soy libre, y la audacia
es innata en mí.

MONFORTE

¡Temerario!

ARRIGO

Tu ira, etc.

MONFORTE

Frena tu loca audacia
y ese umbral
no traspases jamás.
¡Te lo ordeno!

ARRIGO

¿Tú?

MONFORTE

¡Sí! Mi odio fue siempre mortal.

ARRIGO

¡Yo lo desprecio!

MONFORTE

¡Muerte tendrás!

ARRIGO

¡Por ella desafiaré a la muerte!

MONFORTE

¡Morirás!

(Arrigo entra en el palacio de Elena)
ATTO SECONDO


Scena Prima

(Lido di Palermo. Procida, Manfredo e
fedeli discendono d'una nave)


PROCIDA

Oh patria, o cara patria,
alfin ti veggo!
L'esule ti saluta
dopo sì lunga assenza.
Il fiorente tuo suolo
ripien d'amore io bacio,
reco il mio voto a te
col braccio e il core!
Oh tu, Palermo, terra adorata,
a me sì caro riso d'amor!
Ah! alza la fronte
tanto oltraggiata,
il tuo ripiglia
primier splendor!
Chiesi aita
a straniere nazioni,
ramingai per castella e città;
ma insensibili
ai fervido sprone,
dicea ciascun:
Siciliani ov'è
il prisco valor?
Su, sorgete, sorgete
a vittoria, all'onor!
Oh tu Palermo, ecc.

(a un fedele)


Ai nostri fidi nunzio
tu sii di mia venuta
e del sperar
che nel lor cor ripongo.

(a un altro fedele)


Tu va in traccia d'Arrigo,
e lui previeni
e la Duchessa ancora,
che qui entrambi li attendo,
e fra brev'ora!
Nell'ombra e nel silenzio
maturiam la vendetta;
non teme e non l'aspetta
il crudel oppressor.

SICILIANI

Nell'ombra
e nel silenzio, ecc.
Non, non l'aspetta, ecc.

PROCIDA

Non, non l'aspetta, ecc.

SICILIANI

Silenzio, silenzio.

PROCIDA

Santo amor
che in me favelli,
parla al cor
de' miei fratelli;
giunto è il fin
di tanto duolo,
la grand'ora alfin suonò!
Salvo sia l'amato suolo,
poi contento io morirò!

SICILIANI

Nell'ombra
e nel silenzio. ecc.

PROCIDA

Santo amor, ecc.
Partite!

CORO

Partiam!

PROCIDA

Partite! Prudenza!
Partite! E silenzio!
Silenzio ed ardir!
Silenzio! Partite!

SICILIANI

Partiam, partiam.
Silenzio! Partiam!

(Manfredo e fedeli partono)


PROCIDA

Ah, sia salvo il caro suol,
poi lieto morirò!

Scena Seconda


(Elena e Arrigo entrano)


PROCIDA

Miei fidi amici,
alfine io vi riveggo!
Voi, duchessa! Arrigo!

ELENA

È lui!

ARRIGO

Procida, l'amico!

PROCIDA

Sì, il vostro servo!

ELENA

Nostra sola speranza!

PROCIDA

Bisanzio e Spagna scorsi
chiedendo ovunque aita!

ELENA

Di Pietro d'Aragona è nostro il voto?

ARRIGO

Esso è per noi?

ELENA

Che ti promise?

PROCIDA

Ah! Nulla ancor!
Perchè in nostro favor
alfine la spada disnudi,
ei vuol che insorga
la Sicilia intera.
A tal prezzo è per noi.
E la Sicilia, ditemi,
e pronta omai?
Or che sperate?

ARRIGO

Ah! Nulla! Sommesso il core
impaziente freme,
ma incerta e lenta,
o tutto o nulla teme!

PROCIDA

S'infiammi il suo disdegno,
e stretti insiem
concordi opriam!

ARRIGO

Già lo tentai!
Scarso di forze ancora
il popol dubbia!

PROCIDA

Ebben! Dovremo suo malgrado
tentare un colpo audace,
estremo!
E sorga il giorno alfin
che di novelli oltraggi
lo colmi il fero franco,
ond'ei si desti
e s'armi la sua mano!

ARRIGO

Può sorgere un tal giorno...

ELENA

Le fidanzate coppie,
che a' piè dell'ara
con solenne rito
la cittade congiunge,
pretesto fian!

ARRIGO

Popolo folto accorre.

PROCIDA

E fa lievi i perigli!
È forte in massa.
E il popolare ardore,
se da scarsa scintilla acceso,
in breve divampa!
All'opra! Alto è il segno
ed alto chiedo un cor
che il mio desir coroni,
e un braccio!

ARRIGO

E qual?

PROCIDA

Il tuo!

ARRIGO

Disponi!

(Procida esce)


Scena Terza


ELENA

(Ad Arrigo)

Quale, o prode,
al tuo coraggio
potrò rendere mercè?

ARRIGO

Il mio premio è nell'omaggio
che depongo al vostro piè!

ELENA

Del tiranno minaccioso
l'ira in te nulla potè?

ARRIGO

Non pavento il suo furore,
e tremo, o dona,
innanzi a te!

ELENA

Che sento?

ARRIGO

Oimè! Io tremo innanzi a te!

ELENA

Che sento?

ARRIGO

Ah! Da le tue luci angeliche
scenda di speme un raggio,
e ribollir quest'anima
può di novello,
novel coraggio.
Oh donna, t'amo! Ah! Sappilo,
nè voglio altra mercè
che il dritto di combattere
e di morir per te.
Che di combattere, ecc.

ELENA

Che dirgli? Che dirgli?
Presso alla tomba ch'apresi
in preda al mio tormento,
non so frenare il palpito
che nel mio petto
io sento, no!
Tu, dall'eccelse sfere
che vedi il mio dolore,
deh! fratello, mi perdona
s'apro all'affetto il cor!

ARRIGO

Ah! Io ben intesi?
Ah! Me tu non disprezzi,
me ch'alzare osava
infino a te lo sguardo?

ELENA

Perdona!

ARRIGO

Tu d'un soldato umil
non sdegno la fede
e l'oscura miseria?

ELENA

Oh fratello, deh!
mi perdona, ah!

ARRIGO

Tu d'un soldato umil, ecc.

ELENA

Il mio fratel, deh, vendica,
e tu sarai per me
più nobile d'un re!

ARRIGO

Su questa terra, ah misero!
Solo e deserto sto!

ELENA

Il mio fratel, deh, vendica,
Arrigo, e tua sarò!

ARRIGO

Sì, lo vendicherò!

ELENA

Lo giuri tu?

ARRIGO

Sul mio capo tel giuro,
io tel giuro sul cor!

ELENA

Il giuri tu?
Io consacro il tuo giuro
e lo serbo nel cor!

Scena Quarta


(Bethune e soldati entrano)


BETHUNE

(ad Arrigo)
Cavalier, questo foglio
il vicerè v'invia!

ARRIGO

(legge)

Un invito alla danza!

BETHUNE

Eccelso onore
ei vi rende, oh signor!

ARRIGO

Ch'io non accetto!

BETHUNE

Si gran favor, amico,
delitto è ricusar!

ARRIGO

Pur lo ricuso!

BETHUNE

Ed in suo nome allor
io vel comando!
E noi seguite e tosto!

ARRIGO

Ah! No, non soffrirò cotanto l'oltraggio!

BETHUNE

Soldati!

ELENA

(A Bethune)

Ciel, che fate!

BETHUNE

Compito ho il mio messaggio.

(Arrigo, Bethune e soldati partono)


Scena Quinta


ELENA

Unir si rio dileggio
a tanto atroce insulto!
Arrigo...

PROCIDA

(Procida entra)

O ciel, che fu?

ELENA

All'empia reggia lo trascinan!

PROCIDA

Novello inciampo
al pronto oprar.
Su lui, sul valente
suo cor fidammo;
or certo egli è perduto!

ELENA

Ah, no! Libero ei sia,
l'onore il vuole!

PROCIDA

Silenzio!
Tutto il popol già move
e qui s'avvia!

Scena Sesta


(Ninetta, Danieli, Manfredo e giovini entrano tutti
danzano. Poi, Roberto, Tebaldo e soldati entrano)


ROBERTO

Le vaghe spose, affè,
son pur gentili!

PROCIDA

(a Roberto)

A voi piaccion?

ROBERTO

Assai!

PROCIDA

(sorridendo)

Lessi nel pensier vostro!

ROBERTO

E chi sei tu?

PROCIDA

Vostro amico sincero.

TEBALDO

Cittadin, ben t'apponi!

ROBERTO

(guardando alle giovine)

Mira; son pur vezzose!

TEBALDO

Quali beltà divine!

ROBERTO

Festone a nozze van!

PROCIDA

Che importa?

TEBALDO

E i lor mariti?

PROCIDA

(sottovoce, con intenzione)

Eh! Baie! A vincitori...

ROBERTO

Ebben?

PROCIDA

... tutto è concesso!

TEBALDO

Rammenti tu quel quadro.

ROBERTO

Ah, il ratto
delle donne Sabine!

PROCIDA

Eran Romani!

ROBERTO

Non cede al mondo intero
in battaglia e in amor
franco guerriero!

(I soldati prendono a le giovine siciliane)


ROBERTO, TEBALDO, SOLDATI

Viva la guerra,
viva l'amor!
Per noi dalla terra
bandito è il dolor!

(A le giovine)


Or già tu sei mia,
vano è il rigor;
sarebbe follia
sottrarti al mio cor!

SICILIANE

Su inermi tu stendi,
su donne l'imper!
Quest'opra che imprendi
infama un guerrier!
È fero, spietato
ch'irride al dolor;
è un vile esecrato
chi insulta all'onor!

(Ninetta intenta fuggire)


ROBERTO

Ah! Ti calma,
o gentil bruna!

NINETTA

Ah, mi lascia!
Ah, mi lascia!

ROBERTO

Il timor discaccia ormai.
Ah! Ti calma!
Il tuo guerrier
presto adorar saprai!

NINETTA

Ah! Mi lascia!

ROBERTO

(guardando a Procida)
Costei, costei si rispetti!
A lui si serbi, amici,
che consigli
ci diè tanto felici.
Rispetto, rispetto a costei!

ROBERTO, TEBALDO, SOLDATI

Viva la guerra, ecc.

SICILIANI

Su inermi tu stendi, ecc.

(I soldati e giovine siciliane escono)


Scena Settima


DANIELI,
SICILIANI
Il rossor mi coprì!
Il terror ho nel sen!
Zitto ancor! L'onta ria
divorar mi convien.
Pur mi par sentir già
ribollir nel mio cor
d'un leon che piagò
ferreo stral il furor.

ELENA

(guardando a Procida)

Per lui non ebbi oltraggio!

PROCIDA

Rispetto in lor parlò!

DANIELI,
SICILIANI
E ver!

ELENA

Fu onore al suo coraggio!

PROCIDA

I vili ognun sprezzò!

DANIELI,
CORO
È ver!

ELENA

(A Danieli)

E tu, alma timorosa...

PROCIDA

E colma di terror...

ELENA

Vedi rapir la sposa.

PROCIDA

(guarda con disprezzo a i giovini)
Nè uccidi il rapitor!
Frenar si ponno?
E timidi serbar
l'oltraggio in cor?

ELENA

Mentre col ratto insultano
lor donne i vincitor!

DANIELI
, SICILIANI
Ah! Troppo già favellò
il dolor nel mio sen.
Ben è ver! L'onta ria
vendicar ci convien!
Taccia omai la viltà!
Sento già nel mio cor
d'un leon più fatal
ribollir il furor!
Ah! Sì, già potè
ribollir il furor! ecc.

PROCIDA
, ELENA, MANFREDO
Troppo già favellò
il dolor nel lor sen.
L'onta ria che patir
vendicar or convien!
Taccia ormai la viltà!
Già potè nel lor cor
d'un leon più fatal
ribollir, ah!
Sì, il furor! ecc.

Scena Ottava


(S'ode una bella melodia e una splendida nave appare
con Vaudemont, nobili francesi e dame siciliane)


CORO

Del piacer s'avanza l'ora!
Colle Grazie dal tuo cielo,
dio d'amor, deh!
scendi ancora
a far lieti i nostri dì!
Ah! Bella in viso
e senza velo,
qual la vaga Citerea,
vieni a me, verace dea;
fresco è il vento
e imbruna il dì!
Ah! del piacer, sì,
avanza l'ora, ecc.

PROCIDA

Portati in sen
di così ricca prora,
ove si recan?

ELENA

Alla reggia, a festa!

PROCIDA

Ci adduca la vendetta
sul l'orme lor!

ELENA, MANFREDO,
DANIELI, SICILIANI

E come?

PROCIDA

Sotto larva fedele
ignoto io mi terrò;
qual folgor ratto
piomberò sul tiranno,
tra le festose turbe
che voto al mio furor!

MANFREDO

E spade avran!

PROCIDA

E noi pugnali e core!

CORO

Ah! Del piacer
s'avanza l'ora! ecc.

ELENA, MANFREDO

Troppo già favellò, ecc.
Su correte! Vendetta!

PROCIDA

Agli acciar corron già!
Potè omai ne' lor cor
d'un leon ribollir
più fatal il furor!
Agli acciar corron già! ecc.
Vendetta! Vendetta!

DANIELI, SICILIANI
Troppo già favellò
il dolor nel mio sen!
Su corriam! L'onta ria
vendicar ci convien!
Sì, vendetta, vendetta!
Sento già nel mio cor, ecc.
Vendetta! Vendetta!

(la nave s'allontana)
 
ACTO SEGUNDO


Escena Primera

(Procida, Manfredo y sus seguidores
desembarcan en una playa cerca de Palermo)


PROCIDA

¡Oh patria, oh amada patria,
al fin te veo!
El desterrado te saluda
después de larga ausencia.
Tu florido suelo
beso lleno de amor.
¡Te ofrezco mi brazo
y mi corazón!
¡Oh Palermo, tierra adorada,
de mis primeros recuerdos
sonrisa de amor!
¡Ah! ¡Alza la frente
tan ultrajada,
recobra
tu primer esplendor!
Pedí ayuda a naciones extranjeras,
erré por castillos y ciudades;
pero insensibles
a los fervientes ruegos,
respondían con vana piedad:
¡Sicilianos!
¿Dónde está vuestro antiguo valor?
¡Arriba, levantaos, resurgid
por la victoria y el honor!
¡Oh Palermo, etc.

(Dirigiéndose a uno de sus seguidores)


A nuestros fieles vuela
a anunciar mi llegada
y la esperanza que traigo
a sus corazones.

(A otro)


Tú, ve en busca de
Arrigo y la duquesa
y diles que los espero aquí
lo antes posible.
En la sombra y en el silencio
maduraremos la venganza
que ni la espera
ni la teme
el bárbaro opresor.

SICILIANOS

En la sombra
y en el silencio, etc.
No, no la espera, etc.

PROCIDA

No, no la espera, etc.

SICILIANOS

Silencio, silencio.

PROCIDA

Santo amor
que en mí ardes,
habla al corazón
de mis hermanos.
Ha llegado el fin
de tanto duelo,
¡La gran hora por fin sonó!
Salvo sea el amado suelo
¡y después contento moriré!

SICILIANOS

En la sombra
y en el silencio, etc.

PROCIDA

Santo amor, etc.
¡Marchaos!

SICILIANOS

Partamos.

PROCIDA

¡Partid! ¡Prudencia!
¡Partid y silencio!
¡Silencio y valor!
¡Silencio! ¡Partid!

SICILIANOS

Partamos, partamos.
¡Silencio! ¡Partamos!

(Manfredo y los demás se marchan)


PROCIDA

¡Ah, salvo sea el amado suelo
y después contento moriré!

Escena Segunda


(Procida ve a Elena y Arrigo)


PROCIDA

¡Ah, queridos amigos,
al fin os vuelvo a ver!
¡Vos, duquesa! ¡Arrigo!

ELENA

¡Es él!

ARRIGO

¡Procida!... ¡Amigo!

PROCIDA

¡Vuestro servidor!

ELENA

¡Y nuestra única esperanza!

PROCIDA

¡Bizancio y España recorrí
pidiendo ayuda!

ELENA

¿Está Pedro de Aragón a nuestro favor?

ARRIGO

¿Se pondrá a nuestro lado?

ELENA

¿Qué te prometió?

PROCIDA

¡Ah, nada todavía!
Para que en nuestro favor
desnude su espada,
será necesario que se levante
Sicilia entera.
Ésa es su condición.
Decidme:
¿se halla dispuesta Sicilia?
¿A qué esperamos?

ARRIGO

¡A nada! Su sumiso corazón
de impaciencia se estremece,
pero incierta y lenta,
todo o nada teme.

PROCIDA

¡Que se encienda su indignación
y estrechamente unidos
actuemos audazmente!

ARRIGO

¡Ya lo intente!
Escaso de fuerzas,
¡el pueblo aún duda!

PROCIDA

¡Bien! Aún así,
deberemos intentar
un golpe audaz y extremo.
Y nazca al fin el día en que
harto de ultrajes
y de ser aplastado por el hierro franco,
se despierte
y arme su mano.

ARRIGO

Llegará un día...

ELENA

Sirvan como cebo
las parejas de prometidos
que ante toda la ciudad
solemnes se aprestan a unirse
al pie del altar.

ARRIGO

¡Ahí llega una gran multitud!

PROCIDA

¡El peligro es menor!
Pues todos, en masa, somos más fuertes.
¡La indignación popular,
avivada por una pequeña chispa,
fácilmente prende!
¡Manos a la obra!
¡Elevada es la empresa
y necesito un elevado corazón
que corone mi plan!

ARRIGO

¿Cuál?

PROCIDA

¡El tuyo!

ARRIGO

¡Dispón de él!

(Procida sale por la derecha.)


Escea Tercera


ELENA

(A Arrigo después de un instante de silencio.)

¿Cómo,
oh valiente,
podré pagar tu valor?

ARRIGO

¡Mi premio es el homenaje
que pongo a vuestros pies!

ELENA

¿No temes la ira
del aborrecido tirano?

ARRIGO

No me arredra su furor
y sin embargo tiemblo,
¡oh mujer! ante ti.

ELENA

¿Qué dices?

ARRIGO

¡Ay de Mí! ¡Tiemblo ante ti!

ELENA

¿Qué dices?

ARRIGO

Que de tu angelical luz
nazca un destello de esperanza
para que mi alma
pueda arder
con renovado coraje.
¡Oh mujer, te amo! ¡Ah!
No quiero otra merced
que el derecho a
combatir y morir por ti.
Que el derecho de combatir, etc.

ELENA

¿Qué responder?
Cercana a la tumba que se abre,
causa de mi tormento,
no sé detener el palpitar
que en el pecho
siento ¡no!
Tú, que desde las celestiales esferas
ves mi dolor
¡ay, hermano! perdóname
si abro al amor mi corazón.

ARRIGO

¡Ah! ¿He oído bien?
¡No me desprecias!
A mí, que he osado
elevar hasta ti la mirada.

ELENA

¡Perdona , hermano!

ARRIGO

¿No desprecias
la miseria y humildad
de un humilde soldado?

ELENA

¡Oh, hermano, ay!
¡Perdóname, ah!

ARRIGO

De un humilde soldado, etc.

ELENA

¡Venga a mi hermano, ay,
y serás para mí
más noble que un rey!

ARRIGO

En esta tierra ¡ah mísero!
solo y abandonado estoy.

ELENA

¡Venga a mi hermano, Arrigo,
y tuya seré!

ARRIGO

¡Sí, le vengaré!

ELENA

¿Lo juras?

ARRIGO

¡Lo Juro por mi vida!
¡Lo juro por mi honor!

ELENA

¡Lo has jurado!
El juramento acepto
y lo guardo en mi corazón.

Escena Cuarta


(Entra Bethune seguido de varios soldados)


BETHUNE

(A Arrigo, presentándole una carta)
Caballero, el virrey
os envía esta carta.

ARRIGO

(Leyendo con estupor)

¡Una invitación al baile!

BETHUNE

¡Os concede
un elevado honor, señor!

ARRIGO

¡Que yo no acepto!

BETHUNE

¡Es un delito el rehusar
tan gran favor, amigo!

ARRIGO

¡Pues lo rehuso!

BETHUNE

¡Entonces en su nombre
os lo ordeno!
¡Vamos! ¡Seguidnos rápido!

ARRIGO

¡Ah, no, no sufriré tal ultraje!

BETHUNE

¡Soldados!

ELENA

(A Bethune.)

¿Qué hacéis? ¡Oh, cielos!

BETHUNE

Cumplo órdenes.

(Arrigo, Bethune y los saldados, salen)


Escena Quinta


ELENA

¡Unir tal escarnio
a tan gran insulto es infame!
Arrigo...

PROCIDA

(Entrando)

¿Por qué tan turbada?

ELENA

¡Lo llevan al execrable palacio!

PROCIDA

Un nuevo obstáculo
para nuestros planes.
En él, en su valiente corazón
confiábamos;
¡ahora está perdido!

ELENA

¡Ah, no, lo liberaremos!
¡Lo exige el honor!

PROCIDA

¡Silencio!
El pueblo
hacia aquí se dirige.

Escena Sexta


(Parejas de jóvenes prometidos llegan bailando.
Por otro lado, entran Roberto y los soldados)


ROBERTO

¡Las bellas esposas, a fe mía,
son también muy gentiles!

PROCIDA

(A Roberto, mirando a las danzarinas.)

¿Os agradan?

ROBERTO

¡Mucho!

PROCIDA

(Sonriendo.)

¡Lo leí en vuestro pensamiento!

ROBERTO

¿Quién eres?

PROCIDA

Vuestro amigo sincero.

TEBALDO

¡Ciudadano, con eso basta!

ROBERTO

(Mirando a las prometidas.)

¡Mira, qué bellas son!

TEBALDO

¡Qué beldades divinas!

ROBERTO

¡Alegres van a sus bodas!

PROCIDA

Y eso ¿qué importa?

TEBALDO

¿Y sus prometidos?

PROCIDA

(A media voz y con intención marcada)

¡Bah!... ¡Tonterías!...A los vencedores...

ROBERTO

¿Y bien?

PROCIDA

... todo les está permitido.

TEBALDO

¿Recuerdas aquel cuadro?

ROBERTO

¿Un cuadro?...
¡Ah, sí, el rapto de las sabinas!

PROCIDA

¡Eran romanos!

ROBERTO

¡En la batalla y en el amor
el guerrero francés
no cede ante nadie!

(los soldados toman a la novias)


ROBERTO, TEBALDO, SOLDADOS

¡Viva la guerra,
viva el amor!
Para nosotros,
¡en la tierra no existe el dolor!

(A las jóvenes.)


¡Ahora ya eres mía,
vano es resistirse
y sería locura
rechazar mi corazón!

SICILIANAS

¡Sobre inermes mujeres
la fuerza ejerces!
¡Tu conducta
es la infama de un guerrero!
¡Es un bárbaro despiadado
quien se mofa del dolor
y es un vil execrable
quien insulta al honor!

(Ninetta intenta huir)


ROBERTO

¡Ah, ten calma
gentil morena!

NINETTA

¡Ah, déjame!
¡Déjame!

ROBERTO

Arroja lejos tu temor.
¡Cálmate!
¡Pronto a tu guerrero
aprenderás a amar!

NINETTA

¡Déjame!

ROBERTO

(Señalando a Elena y Procida.)
¡Respetad a ésa!
¡Guardársela para él, amigos,
pues nos dio
felices consejos!
¡Respeto, respeto para ella!

ROBERTO, TEBALDO, SOLDADOS

Viva la guerra, etc.

SICILIANOS

Sobre inermes mujeres, etc.

(Los soldados se llevan a las doncellas)


Escena Séptima


DANIELI,
SICILIANOS
¡La vergüenza me invade!
¡El terror anida en mi pecho!
¡De nuevo el silencio!
Debo admitir la cruel deshonra.
Pero me parece sentir
que en mi corazón
ruge un león
herido por un dardo de hierro.

ELENA

(A los prometidos, señalándoles a Procida)

¡Para él no hubo ultraje!

PROCIDA

¡El respeto se lo impidió!

DANIELI,
SICILIANOS
¡Es verdad!

ELENA

¡Fue a causa de su valor!

PROCIDA

¡A los cobardes todos desprecian!

DANIELI,
SICILIANOS
¡Es verdad!

ELENA

(A Danieli)

Y tú, alma temerosa...

PROCIDA

Y llena de terror...

ELENA

... has dejado que rapten a tu novia.

PROCIDA

(Mirando a Danieli y a los otros con desprecio)
¿Y no mataréis a los raptores?
¿Cómo os contenéis y, cobardes,
guardáis el ultraje
en vuestro corazón?

ELENA

¡Mientras los vencedores raptan
e insultan a vuestras mujeres!

DANIELI
, SICILIANOS
¡Ah, demasiado habló
el dolor en mi pecho!
¡Es cierto!
La cruel deshonra
debemos vengar.
¡Calle al fin la cobardía!
Ya siento en mi corazón
el rugido del pavoroso león!
¡Ah, sí, ya comienza a rugir
el furor! Etc.

PROCIDA, ELENA, MANFREDO

¡Demasiado habló
el dolor en sus pechos!
¡La cruel deshonra padecida
conviene vengar!
¡Calle al fin la cobardía!
¡Ya sienten
en sus corazones
el rugido del pavoroso león!
¡Ah, sí! Etc.

Escena Octava


(Se oye una bella melodía y aparece una rica
nave con Vaudemont, nobles y damas sicilianas)


CORO

¡Ha llegado la hora del placer!
¡Con las Gracias desde tu cielo,
dios del amor,
desciende de nuevo
para hacer alegres nuestros días.!
Con tu bello rostro
sin velo,
como la hermosa Citerea,
ven a mí, auténtica diosa.
¡Fresco es el viento
y ya oscurece el día!
¡Ha llegado la hora
del placer! Etc.

PROCIDA

¿A dónde se dirigirán
navegando
en tan rica nave?

ELENA

¡Al palacio, para la fiesta!

PROCIDA

¡Llevemos nuestra venganza
tras sus huellas!

ELENA, MANFREDO,
DANIELI, SICILIANOS

¿Cómo?

PROCIDA

Bajo engañosa vestidura
desconocido yo me ocultaré.
¡Como un rayo veloz
caeré sobre el tirano
entre las gentes festivas,
dando suelta a mi furor!

MANFREDO

¡Tendrán espadas!

PROCIDA

¡Y nosotros puñales y corazón!

CORO

¡Ha llegado la hora
del placer! Etc.

ELENA, MANFREDO

Demasiado habló ya, etc.
¡Vamos, adelante! ¡Venganza!

PROCIDA

¡Ya desenvainan sus espadas!
Un león
no es más furioso
que el odio que ruge en su corazón!
¡Ya desenvaina sus espadas! Etc.
¡Venganza, venganza!

DANIELI, SICILIANOS

¡Demasiado habló ya
el dolor- en mi pecho!
¡Vamos , adelante!
¡La cruel deshonra vengaremos!
¡Sí, venganza, venganza!
Ya siento en mi corazón, etc.
¡Venganza, venganza!

(La nave continua su camino alejándose)



ATTO TERZO


Scena Prima

(Palazzo di Monforte)


MONFORTE

Sì, m'aborriva ed a ragion!
Cotanto Ver lei fui reo,
che giunsi un dì a rapirla!
E mi fuggiva e odiava,
e per tre lustri
all'amplesso paterno
il figlio ascose,
e lo nudrì
nell'orror di suo padre!
Tu più crudel di me,
crudel, crudel me chiami!
Ah!, presso alla sua morte
dettò la fatal donna
questo novello oltraggio
al cor, al cor d'un padre!

(Leggendo una lettera)


"Oh tu, cui nulla è sacro!
Se la scure sanguinosa
minaccia il prode Arrigo,
onor del patrio suolo,
risparmia almen
quell'innocente capo!
È quel del figlio tuo"
Oh figlio, o figlio!

Scena Seconda

(entra Bethune)


BETHUNE

Il cavaliero ricusava
protervo qui venire,
e qui fu tratto a forza!

MONFORTE

Sta ben!

BETHUNE

Qual pena inflitta a lui sarà?

MONFORTE

Non cale;
ei si rispetti
e in alto onor si tenga.
Or va, Bethune.
Al mio cospetto ei venga!

(Bethune esce)


Scena Terza


MONFORTE

In braccio alle dovizie,
nel seno degli onor,
un vuoto immenso, orribile
regnava nel mio cor! ecc.
D'un avvenir beato
splende il sorriso a me,
se viver mi fia dato,
figlio, viver vicino a te!
L'odio invan a me toglie,
vincerà quel fero cor,
sì, nel fulgor
di queste soglie,
cor paterno,
immenso amor,
sì, lo vinca
amore del genitor!
Ah! In braccio
alle dovizie, ecc.
O figlio, o figlio!
Io son beato
se viver mi fia dato
vicino a te!

Scena Quarta


(Arrigo entra)


ARRIGO

(fra sé)

Sogno, o son desto?
Umile e sollecito accorre
ognuno a' miei desiri,
e d'un mio cenno
lieto si mostra!

(A Monforte)


Novel giuoco è questo
inver di strana sorte,
se da te non m'aspetto
altro che morte!

MONFORTE

La speri invan!
Senza timore omai
libero in queste soglie
tu puoi chiamarmi ingiusto,
e vane insidie
contro me tramare!

ARRIGO

Difender la sua terra
è nobil opra.
Io combatto un tiran!

MONFORTE

Ma da vil combatti!
Colla spada io ferisco,
e tu tratti il pugnal!
Nè tu oseresti, audace,
fissarmi in volto!
Or mira! A te dinanzi
senza difesa io sto!

ARRIGO

Per mia sventura!

MONFORTE

Oh stolto, cui salvò
la mia clemenza,
a sì dura mercè
m'hai tu serbato?
Generoso ti credi
e fosti ingrato!

ARRIGO

Ah, che fia?

MONFORTE

Quando al mio sen
per te parlava
pietà sincera
d'un cieco error,
quando un ribelle
in te salvava,
Arrigo!
nulla ti disse il cor?

ARRIGO

(fra sé)

Alla sua voce rabbrividisco,
invan bandisco
il mio terrore!
Sventurato!

MONFORTE

E al duol intenso
che m'ange intanto,
la giovin alma non palpitò?
Eppur tu vedi,
stilla di pianto
sul mesto ciglio ecco spuntò!

ARRIGO

A qual tormento novel,
spietato,
l'ingiusto fato mi condannò!

MONFORTE

Ebben, Arrigo!
Se il mio tormento
il duro core non ti colpì,
della tua madre
leggi l'accento...

ARRIGO

Di mia madre?

MONFORTE

Sì, ingrato! Sì!
Mentre contemplo
quel volto amato,
balzar di gioia
mi sento il cor.
Alfine in terra io son beato,
chè dire io posso:
mio figlio ancor!

ARRIGO

(leggendo il foglio)

Gioia! E fia ver?
Sogno, o son desto?
Cifre materne!
Qui sul mio cor!
Oh ciel! Che scopro!
Arcan funesto mi si rivela.
Freno d'orror!
Arcan funesto, ecc.

MONFORTE

Mentre contemplo
quel volto amato,
benchè cosparso d'atro dolor,
l'alma è commossa,
chè dir m'è dato:
ecco mio figlio,
son padre ancor!
Ma che? Fuggi
il mio sguardo, oh figlio?

ARRIGO

Ah, inorridisco!

MONFORTE

Non sai tu dunque qual mi son?

ARRIGO

(fra sé)

O donna! lo t'ho perduta!

MONFORTE

Il mio potere, Arrigo,
sconosciuto t'è dunque?
Monforte io son!

ARRIGO

(fra sé)

O donna! O donna!
Io t'ho perduta!

MONFORTE

Sol che tu accenni,
a te concesso
sera fia dal mio poter
quanto domandi e speri.
Beni, titoli,
onor, dovizie,
quanto ambizion desia,
dare a te potrò!

ARRIGO

Al mio destin mi lascia,
mi lascia, e pago allor sarò!

MONFORTE

Ma tu non sai
che splendida fama
suonò di me?
È il nome mio glorioso.

ARRIGO

Nome esecrato egli è!

MONFORTE

Parola fatale!
Insulto mortale!
La gioia è svanita
che l'alma sperò!
Giustizia è suprema!
Tremendo anatema
che un barbaro figlio
sul padre scagliò!

ARRIGO

Ah, rendimi, oh fato,
l'oscuro mio stato!
La speme è svanita
che l'alma sognò!
Giustizia suprema!
Tremendo anatema,
che un figlio percuote,
che al padre imprecò!

MONFORTE

T'arresta, Arrigo!

ARRIGO

Ah, lasciami!

MONFORTE

Ah, t'arresta, Arrigo!

ARRIGO

Ah, lasciami! Ah, mi lascia,
o crudo, al mio dolor!

MONFORTE

Plachisi quell'ostinato cor!
Ah! Figlio,
invano crudo mi chiami;
del padre vincati la prece,
il duolo!

ARRIGO

S'è ver che m'ami,
fuggir mi lascia, sì, fuggir,
ad altro lido,
ad altro suol,
fuggire ad altro suol
s'è ver che m'ami, ecc.

MONFORTE

Ah! Figlio, invano, ecc.

ARRIGO

Ah, volar al tuo seno vorrei,
ma nol poss'io!

MONFORTE

Chi te lo vieta, ingrato?

ARRIGO

L'imago di mia madre,
che tra di noi si pone!
Sui carnefice fosti...

MONFORTE

Mio figlio!

ARRIGO

... ed ho rossore, ho rossore,
se vacillar tra voi
poteva il core,
se vacillar poteva il cor!

MONFORTE

Ah, figlio mio! Mio figlio!

ARRIGO

Ombra diletta,
che in ciel riposi,
la forza rendimi
che il cor perdè.
Su me i tuoi sguardi
veglin pietosi,
e prega, o madre,
e prega per me! ecc.

MONFORTE

L'ardente prego del genitore
è nulla, o Arrigo,
nulla per te?
Apri il tuo seno,
a un santo amore,
t'arrendi alfine,
o figlio, a me! ecc.

(Arrigo s'allontana di Monforte)


Scena Quinta


Ballet


(Magnifica sala in palazzo di Monforte. Ballo
in maschera. Danza de Quattro Stazioni)


CORO

Oh splendide feste!
Oh notti feconde
di danze gioconde,
di rare beltà!
Son raggio celeste
quei vivi splendori,
che infondon nei cori
amor, voluttà!
Son raggio celeste, ecc.

Scena Sesta


PROCIDA

(sottovoce)

Arrigo, su te veglia l'amistade!

ARRIGO

(fra sé)

O ciel! Il cor non m'ingannò?

ELENA

(Sottovoce)

Arrigo, su te veglia l'amistade!

ARRIGO

Ah, qual voce al sen vibrò!

(Elena e Procida se toglie le maschere)

Tu qui, donna! Tu stessa!
Qual sorpresa!
Per voi gelo di spavento!
Qui perchè vi siete resa?

ELENA

Per salvarti!

PROCIDA

Ed ogni oppresso vendicar.

ARRIGO

Ciel, deh, parla piano!
Io per me, nulla omai pavento;
sono libero, ma voi...
L'ira sua temer dovete,
e sfuggir gli sdegni suoi.

PROCIDA

Sii tranquillo, il traditor...

ARRIGO

(I soldati entrano)

Zitto! Ci odon!

(fra sé)


Oh, terror!

PROCIDA, ARRIGO, ELENA

Oh splendide feste, ecc.

ELENA

(Ad Arrigo, sottovoce)
Qui fra gli allegri vortici
delle intrecciate danze...

PROCIDA

...sotto le larve ascondono
i fidi le sembianze.

ELENA

(Elena mette un nastro ad Arrigo)

A tal di nastri serici nodo,
ciascun fia noto!

PROCIDA

Quei forti bracci intrepidi
non colpiranno a vuoto!

ELENA

E in brevi istanti vindici
qui brilleranno i ferri.

PROCIDA

Tra' suoi feroci sgherri
Monforte perirà!

ARRIGO

Ah! Gran Dio!

(Fra sé)


Chi lo salverà?

PROCIDA

Impallidisci?

ARRIGO

Udirti alcun potrebbe!

ELENA

E chi?

(Procida guarda a Monforte qui entra)


PROCIDA

Ei stesso!

ARRIGO

(Fra sé)

Oh giorno infausto!

PROCIDA

(A Arrigo)

Tra pochi istanti, qui!

TUTTI

O splendide feste! ecc.

(Monforte s'approssima ad Arrigo)


Scena Settima


MONFORTE

(A Arrigo)

Di tai piacer,
per te novelli,
pago sei tu?

ARRIGO


Per te fatale aura
qui spira, va!

MONFORTE

Che temer degg'io,
che temer nelle mie stanze?

ARRIGO

Io dir nol posso, eppure!
Ten prego! Vanne!
Tremo pei giorni tuoi!

MONFORTE

A mia salvezza or vegli
e per me tremi, tremi per me?
Ah! S'apre alfin quell'alma
al mio paterno affetto!
Tuoi primi error dimentico,
vien che ti stringa al petto!

ARRIGO

Ah, mai! T'arretra!

MONFORTE

Io resto allor!

ARRIGO

(Con ardore)

Incauto! E tu cadrai
segno a vendetta lor!

MONFORTE

Non l'oseran giammai!

ARRIGO

(mostra a Monforte il nastro)
Su questo segno,
io pur giurava.

MONFORTE

Invano!
Segno del disonor!
Io te lo strappo, insano!

(strappando il nastro di Arrigo)


Fremi? Dei tradimenti
tutto l'orror tu senti.
Lo veggo! Il franco sangue
nel sen ti ferve ancor!

ARRIGO

No, no, non è colpevol
che serve al patrio onor!
Ma tu, deh, m'odi: salvati!
Ai voti miei, deh, cedi! Va!

MONFORTE

Vano sperar!

(Danieli e alcun siciliano avanzano)


ARRIGO

Già a te s'appressan vedi!
Già ti circondan! Ecco!
Gli acciar brillan su te!

(Elena, Procida e i siciliani circondan Monforte)


PROCIDA

L'ultimo di
per francesi egli è!
Feriam! A noi, Sicilia!

ARRIGO

Fermate!

(Arrigo protegge a Monforte)


MONFORTE

Su, Francia, a me!

(Bethune, Vaudemont e soldati francesi entrano)


Fra ceppi, olà,
s'adduca ognun
che fregio orna simil.

(indica il nastro de Procida)


La scure a lor!

(guarda ad Arrigo)


Costui sia salvo!
Ei fu leal nemico!

PROCIDA

Oh tradimento!

MONFORTE

Ei protesse i miei dì!
Svelò le trame,
che valsero ai felloni
il ceppo infame!

PROCIDA
, ELENA,
DANIELI,
SICILIANI
Colpo orrendo, inaspettato!
Ei sì perfido, sì ingrato!
Gli sia pena il suo rossor!
Onta al vil,
al traditor! Sì! ecc.

ARRIGO

Nel mio petto esterrefatto
cessò il battito del core!
L'onta rea di tal misfatto
fa palese il mio rossor! ecc.

MONFORTE, BETHUNE, FRANCESI

Dio possente, a te la lode
salga umil dai nostri cori!
Ch'è salvasti il sen del prode
dal pugnale dei traditor! ecc.

ELENA, DANIELI, PROCIDA

Ah, patria adorata,
mio primo sospiro,
ti lascio prostrata
nel sangue, nel duol!
Il santo tuo spiro
più bello s'accenda,

(guardando ad Arrigo)


e fosca a lui splenda
la luce del sol!

MONFORTE, BETHUNE

(Ad Arrigo.)
Rivolgi ora grato
alla Francia il sospiro!
Dell'Eden beato
è specchio il suo suol!
Più nobil deliro
il petto t'accenda,
più viva ti splenda
la luce del sol!

ARRIGO

(fra sé)
Per colpa del fato
in preda al deliro,
di sangue bagnato
ho il patrio mio suol!
Oh speme, il tuo spiro
nel seno è già spento,
non veggo, non sento
che lutto, che duol!

ELENA, DANIELI, PROCIDA

Il santo tuo spiro, ecc.

SICILIANI

E fosca a lui splenda, ecc.

FRANCESI

Più viva ti splenda, ecc.

(Arrigo s'approssima a Procida, Elena e siciliani)


ARRIGO

Ah, donna! Pietate, amici!
Vi muova il mio dolor!

PROCIDA
, SICILIANI
No, no; ei mente,
indietro il traditor!
o traditor!

MONFORTE

(Ad Arrigo)

Io ti saprò difender,
lieto con me vivrai!

ARRIGO

No! Giammai! Mi lascia!

SICILIANI

Indietro, indietro,
o traditor!

PROCIDA

(Ad Arrigo)

Or che quell'empio
è scudo a te,
di doppia infamia
segno sarai.

SICILIANI

Sì, sì!

PROCIDA

A noi la gloria,
la morte a me!

SICILIANI

(ad Arrigo)

Sì, a noi la gloria!
L'infamia a te!

PROCIDA
, ELENA,
DANIELI,
SICILIANI
Oh patria adorata, ecc.
A voi l'infamia,
a noi la gloria, ecc.

ARRIGO

Per colpa del fato, ecc.
A me l'infamia,
a voi la gloria, ecc.

MONFORTE, BETHUNE, FRANCESI

Rivolgi ora grato, ecc.
A voi l'infamia,
la gloria a noi! ecc.

(I soldati francesi prendono ad Elena,
Procida, Danieli e siciliani)
ACTO TERCERO


Escena Primera

(Palacio de Monforte)


MONFORTE

Sí, ¡me aborrecía y con razón!
¡Tan malvado fui con ella
que llegué un a raptarla!
¡Me odiaba y huyó de mí!
Durante tres lustros
al abrazo paternal
escabulló al hijo oculto.
¡Lo educó en el horror al padre!
Tú que eres cruel:
¿cruel me llamas a mí?
En la proximidad de su muerte
escribió,
la fatal mujer,
un nuevo insulto
para el corazón paternal.

(Lee una carta que ha sacado de la pechera)


"¡Para ti, que nada respetas!
Si el hacha sangrienta
amenaza al valeroso Arrigo,
honor del suelo patrio,
respeta al menos
su inocente cabeza.
¡Pues es la de tu hijo!"
¡Oh, hijo, mi hijo!

Escena Segunda


(entra Bethune)


BETHUNE

El caballero rehusaba, obstinado,
venir aquí,
¡y ha sido traído a la fuerza!

MONFORTE

Está bien.

BETHUNE

¿Qué pena le será infligida?

MONFORTE

Ninguno.
Se le debe respetar
y tener en alto honor.
¡Ve, Bethune,
llámalo a mi presencia!

(Bethune sale)


Escena Tercera


MONFORTE

En brazos de la riqueza,
en el seno de los honores,
un vacío inmenso y horrible
reinaba en mi corazón.
Pero un porvenir feliz
ahora se abre ante de mí
si vivir me es dado, hijo,
vivir junto a ti.
El odio, en vano te separó de mí.
¡Tu corazón orgulloso cederá!
Sí, con el brillo
de este palacio
y con el paternal
e inmenso amor,
el corazón de un padre
vencerá.
En brazos
de la riqueza, etc.
¡Oh hijo, oh hijo!
Seré feliz
si vivir me es dado
vivir junto a ti.

Escena Cuarta


(Arrigo entra precedido de dos pajes)


ARRIGO

(para sí)

¿Sueño, o estoy despierto?
Humildes y solícitos
todos acuden a satisfacer
a mis deseos;
a un gesto mío, todos felices se muestran.

(Dirigiéndose a Monforte.)


Este es un nuevo juego
y en verdad bastante extraño,
pues de ti no espero
mas que la muerte.

MONFORTE

¡La esperas en vano!
Sin temor ahora,
libre en este palacio,
puedes llamarme injusto
y vanas insidias
contra mí tramar.

ARRIGO

Defender la patria
es una noble misión.
¡Yo combato a un tirano!

MONFORTE

¡Pero como un cobarde combates!
Con la espada yo hiero
mientras tú lo haces con el puñal.
¡No te atreves
ni a mirarme a la cara,
audaz!
¡Ante ti indefenso estoy!

ARRIGO

¡Para mi desgracia!

MONFORTE

¡Oh necio,
a quien salvó mi clemencia!
¿Tan dura recompensa me reservas?
Te crees generoso
y sin embargo,
posees un corazón ingrato!

ARRIGO

¿Qué quieres decir?

MONFORTE

Cuando en mi pecho
por ti hablaba
la piedad sincera
de un ciego error,
cuando un rebelde
en ti salvaba,
Arrigo,
¿nada te dijo el corazón?

ARRIGO

(para sí)

A su voz me estremezco.
¡En vano
ahuyento el terror!
¡Desgraciado!

MONFORTE

¿Y ante el dolor intenso
que me oprimía
tu joven alma no palpitó?
¡Y sin embargo, ya lo ves,
un lágrima aparece
en mis tristes ojos!

ARRIGO

¿A qué tormento nuevo y despiadado,
el cruel destino
me condena?

MONFORTE

¡Está bien, Arrigo!
Si mi tormento
a tu ingrato corazón no conmueve,
lee entonces las palabras
de tu madre...

ARRIGO

¿Qué? ¿De mi madre?

MONFORTE

¡Sí, ingrato! ¡Sí!
Mientras contemplo
ese rostro amado
siento que mi alma
se llena de dicha.
Por fin soy feliz en esta tierra
pues puedo volver a decir:
¡hijo!

ARRIGO

(Leyendo el papel)

¡Qué alegría! ¿Será verdad?
¿Sueño o estoy despierto?
¡Una carta de mi madre,
aquí, sobre mi corazón!
¡Oh, cielos! ¿Qué descubro?
Un secreto funesto se me revela.
¡Tiemblo de horror!
Un secreto funesto, etc.

MONFORTE

Mientras contemplo
ese rostro amado
aunque lleno de dolor,
mi alma se llena de dicha
pues puedo volver a decir:
¡He aquí a mi hijo!
¡Vuelvo a ser padre!
Pero ¿qué te sucede?
¿Rehuyes mi mirada, oh hijo?

ARRIGO

¡Estoy horrorizado!

MONFORTE

¿No sabes entonces quien soy yo?

ARRIGO

(para sí)

¡Oh mujer, te he perdido!

MONFORTE

¿Desconoces mi poder,
Arrigo?
¡Soy Monforte!

ARRIGO

(para sí)

¡Oh mujer!
¡La he perdido!

MONFORTE

Gracias a mi poder
y sólo con que lo indiques,
te será concedido
cuanto pidas y esperes.
¡Títulos, honores,
riquezas, bienes,
todo lo que ambiciones
yo te lo daré!

ARRIGO

Abandóname a mi suerte,
déjame y ¡seré feliz!

MONFORTE

Pero ¿no sabes
qué espléndida fama
tengo?
Mi nombre es glorioso.

ARRIGO

¡Tu nombre es execrable!

MONFORTE

¡Palabra fatal!
¡Insulto mortal!
¡Se ha desvanecido el gozo
que mi alma esperó!
¡Justicia suprema!
¡Tremendo anatema alcanza
a un cruel hijo
que reniega del padre!

ARRIGO

¡Ah devuélveme, oh destino,
a mi oscuro estado!
¡Se ha desvanecido la esperanza
que mi alma sonó!
¡Justicia suprema!
¡Tremendo anatema
la que cae sobre un hijo
que a su padre imprecó!

MONFORTE
¡Detente, Arrigo!

ARRIGO
¡Ah, déjame!

MONFORTE

¡Detente, Arrigo!

ARRIGO

¡Ah, déjame, oh cruel,
con mi dolor!

MONFORTE

¡Dulcifica tu cruel corazón!
¡En vano, oh hijo,
cruel me llamas!
¡Que te venza el dolor
de tu padre!

ARRIGO

¡Déjame huir
si es verdad que me amas!
¡Déjame marchar
a otro país,
a otro suelo!
¡Sí, déjame huir!

MONFORTE

¡Ah hijo, en vano, etc.

ARRIGO

¡Ah, arrojarme en tu pecho quisiera,
pero no puedo!

MONFORTE

¿Qué te lo impide, ingrato?

ARRIGO

¡El espectro de mi madre
se interpone entre nosotros!
Fuiste su verdugo...

MONFORTE

¡Oh, hijo mío!

ARRIGO

... y mi alma sería culpable
si vacilara entre ella y tú.
¡Me avergüenzo de que
mi corazón dude!

MONFORTE

¡Ah, hijo mío! ¡Hijo mío!

ARRIGO

Sombra amada,
que en el cielo reposas,
devuélveme la fuerza
que mi corazón perdió.
Que sobre mí
tu mirada vele piadosa,
y ruega ¡oh madre!
ruega por mí. Etc.

MONFORTE

El ardiente ruego de tu padre
¿no es nada, Arrigo,
no es nada para ti?
Abre tu pecho
a un santo amor,
¡Entrégate, oh hijo,
a mí! Etc.

(Arrigo se deshace del abrazo paterno)


Escena Quinta


Ballet


(Magnífica sala del palacio de Monforte. Baile
de máscaras. Danza de Las Cuatro Estaciones)


CORO


¡Oh, espléndidas fiestas!
¡Oh noches fecundas
de danzas alegres
y raras bellezas!
Son como rayos celestes
esos vivos esplendores
que infunden en los corazones
amor y voluptuosidad!
Son como rayos celestes, etc.

Escena Sexta

PROCIDA

(En voz baja)

¡Arrigo, sobre ti velan tus amigos!

ARRIGO

(para sí)

¡Cielos! ¿No me engaña el corazón?

ELENA

(En voz baja)

¡Arrigo, sobre ti velan tus amigos!

ARRIGO

¡Ah! ¿Qué voz vibra en mi pecho?

(Procida y Elena se quitan la mascara)


¡Tú aquí, mujer!
¡Oh, qué sorpresa!
¡Temo por vuestra seguridad!
¿Por qué habéis venido?

ELENA

¡Para salvarte!

PROCIDA

¡Y vengar a los oprimidos!

ARRIGO

¡Por Dios, hablad bajo!
Por mí nada ahora temo,
pues soy libre, pero vosotros...
Su ira debéis temer
y huir de su odio.

PROCIDA

Puedes estar tranquilo, el traidor...

ARRIGO

(señala a algunos franceses que entran)

¡Silencio! ¡Pueden oírnos!

(para sí)


¡Oh, tenor!

PROCIDA, ARRIGO, ELENA

¡Oh, espléndidas fiestas! Etc.

ELENA

(A Arrigo y a media voz.)
Entre las alegres vueltas
de las entrelazadas danzas...

PROCIDA

... nuestros seguidores
ocultan sus rostros bajo las máscaras.

ELENA

(Poniendo una cinta en el pecho de Arrigo)
¡Por esta cinta de seda
nos reconoceremos unos a otros!

PROCIDA

¡Sus fuertes e intrépidos brazos
no golpearán en vano!

ELENA

Dentro de breves instantes
los aceros vengadores aquí brillarán.

PROCIDA

¡Junto a sus feroces esbirros
Monforte perecerá!

ARRIGO

¡Gran Dios!

(para sí)


¿Quién lo salvará?

PROCIDA

¿Empalideces?

ARRIGO

¡Nos podrían oír!

ELENA

¿Quién?

(Procida ve entrar a Monforte)


PROCIDA

¡Él mismo!

ARRIGO

(Aparte y tembloroso.)

¡Oh, día infausto!

PROCIDA

(A Arrigo.)

¡Dentro de poco aquí nos juntaremos!

TODOS

¡Oh, espléndidas fiestas! Etc.

(Monforte se acerca a Arrigo)

Escena Séptima


MONFORTE

(A Arrigo.)

Por estos placeres,
nuevos para ti,
¿no estás agradecido?

ARRIGO


Aquí sopla para ti
un viento siniestro. ¡Vete!

MONFORTE

¿Qué mal puedo temer
en mi propia morada?

ARRIGO

¡No puedo decirlo!
Sin embargo, te lo ruego... ¡Vete!
¡Temo por tu vida!

MONFORTE

¿Por mi salvación velas
y por mí temes?
¡Ah, se abre por fin tu alma
a mi paternal afecto!
Tus errores olvido,
¡ven, deja que te estreche contra mi pecho!

ARRIGO

¡Jamás! ¡Detente!

MONFORTE

¡Entonces me quedaré!

ARRIGO

(Con calor.)

¡Incauto!
¡Caerás bajo su venganza!

MONFORTE

¡No se atreverán jamás!

ARRIGO

(Le muestra a Monforte la cinta
¡Sobre esta señal
he hecho un juramento!

MONFORTE

¡Tonterías!
¡Sería una muestra de cobardía!
¡Quítatelo, insensato!

(Le arranca el lazo.)


¿Tiemblas?
Sientes el horror de la traición.
¡Lo veo!
¡La sangre francesa aún hierve en tu pecho!

ARRIGO

¡No, no, no es culpable
quien sirve al patrio honor!
Pero tú ¡ah, escúchame! ¡Vete!
¡Cede a mis ruegos, ah! ¡Márchate!

MONFORTE

¡Lo esperas en vano!

(los conjurados van rodeando a Monforte)


ARRIGO
¡Ya se acercan, ves!
¡Ya te rodean! ¡Aquí están!
¡Sus aceros brillan sobre ti!

(Elena, Procida y los demás, rodean a Monforte)


PROCIDA

¡Sea éste el último
día para los franceses!
¡Ataquemos, por Sicilia!

ARRIGO

¡Detente!

(Arrigo defiende con su cuerpo a Monforte)


MONFORTE

¡A mí, Francia!

(los soldados franceses entran)


¡A prisión,
detened a todos los que lleven
un adorno igual!

(Señala el lazo de Procida)


¡El hacha para todos ellos!

(Indicando a Arrigo.)


¡Que éste quede libre!
¡Ha sido un leal enemigo!

PROCIDA

¡Oh, traición!

MONFORTE

¡Él protegió mi vida!
¡Desveló la intriga
que a esos malvados
llevará a la muerte!

PROCIDA
, ELENA
DANIELI,
SICILIANOS
¡Golpe horrible e inesperado!
¡Tan pérfido, tan ingrato!
¡Que la vergüenza sea su castigo!
¡Deshonor al vil,
al traidor! Etc.

ARRIGO

¡Mi corazón ha dejado de latir
de puro horror!
¡Mi infame conducta
me llena de vergüenza!

MONFORTE, BETHUNE, FRANCESES

¡Dios, que hasta Ti llegue
nuestra alabanza!
¡Salvaste su pecho
del traidor puñal! Etc.

ELENA, DANIELI, PROCIDA

¡Oh, patria adorada,
tú fuiste mi primer amor
y ahora te dejo postrada
en la sangre y el dolor!
¡Que tu santo espíritu
más bello se encienda

(Señalando a Arrigo.)


y se oscurezca para él
la luz del sol!

MONFORTE, BETHUNE

(A Arrigo)

¡Vuelve tu mirada
a Francia!
¡Su suelo es un espejo
del Edén!
¡Que se encienda en ti
una noble pasión
y brille para tu corazón
la luz del sol!

ARRIGO

(para sí)

¡Por culpa del destino,
presa del delirio,
de sangre he bañado
el patrio suelo!
¡Oh esperanza, tu aliento
en mi pecho ha muerto,
no veo, no siento
más que luto y dolor!

ELENA, DANIELI, PROCIDA

¡Tu santo espíritu, etc.

SICILIANOS

Y se oscurezca para él, etc.

FRANCESES

Y brille para su corazón, etc.

(Arrigo se acerca a los conjurados)


ARRIGO

¡Ah, mujer! ¡Piedad, amigos!
¡Apiadaros de mi dolor!

PROCIDA, SICILIANOS

¡No, no, mientes!
¡Atrás, traidor!
¡Traidor!

MONFORTE

(A Arrigo)

¡Yo te defenderé
y vivirás feliz conmigo!

ARRIGO

¡No! ¡Jamás! ¡Déjame!

SICILIANOS

¡Atrás, traidor!
¡Traidor!

PROCIDA

(A Arrigo)

Veo que te escudas
en este malvado.
Ahora una doble infamia
ha caído sobre ti.

SICILIANOS

¡Sí, sí!

PROCIDA

¡Para nosotros la gloria,
la muerte para mí!

SICILIANOS

(a Arrigo)

¡Sí, para nosotros la gloria!
¡La infamia para él!

PROCIDA, ELENA
DANIELI, SICILIANOS

¡Oh, patria adorada, etc.
¡A vosotros la infamia,
para nosotros la gloria! Etc.

ARRIGO

Por culpa del destino, etc.
¡Para ellos la gloria,
para mí la infamia! Etc.

MONFORTE, BETHUNE, FRANCESES

¡Vuelve tu mirada a Francia, etc.
¡Para vosotros la infamia,
para nosotros la gloria! Etc.

(A un gesto de Monforte, son arrestados
Procida, Elena y los sicilianos)
ATTO QUARTO


Scena Prima

(Prigione)


ARRIGO

(mostra a l'ufficial de la prigione un documento)

È di Monforte il cenno!
Per suo voler supremo
m'è concesso il vederli.
A me li adduci!

(L'ufficial esce)


Voi per me qui gemete
in orrida prigion,
diletti miei!
Ed io, cagion
de' mali vostri,
in ceppi non sono!
E del destino vittima,
mal sottrarmi poteva
al beneficio che m'opprime!
Clemenza ingiuriosa!
Insultante favore!
Più della vita
è caro a me l'onore!
D'un indegno sospetto
io vengo a discolparmi.
Ma vorran essi vedermi?
Udir le mie difese?
Empio mi crede ognuno;
son reietto da lei,
in odio a tutti,
io, che per lor,
per lor morrei!
Giorno di pianto,
di fier dolore!
Mentre l'amore sorrise a me,
il ciel dirada
quel sogno aurato,
il cor piagato
tutto perdè!
De' loro sdegni crudo
il pensiero
fa in me più fiero
l'atro dolor!
Il tuo disprezzo, Elena mia,
è cruda,
è ria pena al mio cor!

(Odi attentamente)


Chi vien? Io tremo!
Appena, ahimè, respiro!
È dessa!
A maledirmi ella s'appresta!
A maledirmi! A maledirmi!
Ah, di terror io tremo!
Tutto ahi,
tutto or m'abbandona!
Grazia, deh, grazia, perdono,
pietade, mio bene, perdono!
Tutto or m'abbandona, ecc.
La morte è men crudel,
è men crudel
del tuo sprezzo!

Scena Seconda


(Elena entra)


ELENA

Oh sdegno miei, tacete!
Fremere sento il core.
Forse a novel tormento
mi serba il traditor!

ARRIGO

Ah! Volgi il guardo
a me sereno,
per pietà del mio pregar,
mi perdona, o lascia almeno
che al tuo piede
poss'io spirar!

ELENA

Del fallir mercede avrai
nel rimorso del tuo cor!
Il perdono a te? Giammai!
Non lo speri un traditor!

ARRIGO

Non son reo!
Tremendo fato d'onta
e lutto mi coprì, ah, sì,
fui soltanto sventurato,
ma il mio cor
giammai tradì!

ELENA

Non sei reo,
ma accusi il fato
che d'obbrobrio ti coprì!
Preghi il cielo, sciagurato,
che fai tristi i nostri dì!

ARRIGO

Non son reo, ecc.

ELENA

Non sei reo, ecc.
Non fu tua mano, o indegno,
che disarmò il mio braccio,
allor che il ferro vibrava
in cor del rio tiran?

ARRIGO

Mio padre!

ELENA

Tuo padre?

ARRIGO

Nodo orribil,
fatal legame è questo!
Mortale, orrendo vincolo
per sempre a me funesto,
che eternamente a perdermi
mi rivelava il ciel.
Che far dovea, me misero,
in bivio sì crudele?
Tu del fratello ai mani
te stessa offrivi invano;
io più feci, io più feci:
al crudel padre
sacrificai l'onor!

ELENA

(fra sé)
Oh, qual funesto arcano!
Oh, doppio mio dolor!
Se sincero è quell'accento,
deh, ti muova il suo dolor,
tu, che vedi il suo tormento,
tu, che leggi
in fondo ai cor!

ARRIGO

Veritiero è questo accento,
esso è figlio del dolor.
Solo Dio sa il mio tormento,
ei che legge
in fondo ai cor.

ELENA

Ma gli aborriti vincoli?

ARRIGO

Gl'infranse già il mio core!
La vita ch'egli diedemi
ho resa al genitore;
ormai di me son libero;
riprendo l'odio antico!

ELENA

Ma il nome, le dovizie?

ARRIGO

Tutto disprezza Arrigo!
Da lui vogl'io sol chiedere
del mio soffrir mercè,
il don di poter vivere,
o di spirar,
di spirar con te.

ELENA

Arrigo!
Ah, parli a un core
già pronto a perdonare;
il mio più gran dolore
era doverti odiar!
Un'aura di contento
or calma il mio martir;
io t'amo, io t'amo!
E quest'accento
fa lieto il mio morir!
Gli odi fur già fatali
al cor
che indarno spera!
Di sangue i tuoi natali
poser tra noi barriera!
Addio! M'attende il cielo!
Addio! Mi serba fè!
Io muoio, io muoio!
E il mortal velo
spoglio pensando a te.
Ah! Mi serba fè, ecc.

ARRIGO

Pensando a me,
pensando a me!
È dolce raggio,
celeste dono
il tuo perdono
al mio pentir.
Sfidar le folgori
vo' del destino,
se a te vicino
potrò, ah! Potrò morir!

ELENA

Or dolce all'anima
voce risuona,
che il ciel perdona
al tuo pentir.
Sfidar le folgori
vo' del destino,
se a te vicino
potrò, ah! Potrò morir!

ARRIGO

Ah, tu perdoni al mio pentir!

ELENA

Sì!
Ah! Or dolce all'anima, ecc.

ARRIGO

Ah! È dolce raggio, ecc.

Scena Terza


(Procida entra e s'avvicina ad Elena.
Arrigo s'allontana)


PROCIDA

(Mostra ad Elena una lettera)

Amica man,
sollievo al martir nostro,
questo foglio recò
d'oltre le mura della prigion!

ELENA

(leggendo)
"D'Aragona un navil
solcò vostr'onde,
ed è già presso al porto,
gravido d'oro e d'armi!"

PROCIDA

Ed io gemo tra ferri!
Ah, del mio sangue a prezzo
potessi uscir!
Un giorno, un'ora!
Che il mio voto si compia
e poi, gran Dio, si mora!

(Vedendo ad Arrigo)


Ma chi vegg'io?
Costui perchè
miro al tuo fianco?

ELENA

Il suo pentir
quivi lo addusse!

PROCIDA

Un nuovo tradimento!

(guardando a Monforte, Bethune
e francesi qui entrano)


Il suo complice vedi!

Scena Quarta


BETHUNE

(a Monforte)

I cenni tuoi, signor!

MONFORTE

Un sacerdote e il lor supplizio!

BETHUNE

Il popol minaccioso freme!

MONFORTE

Le schiere in armi
ne' destinati lochi
pronte a' cenni miei
il primo grido de' ribelli,
segnal di strage sia!
Intendesti?

BETHUNE

Sì, t'intesi!

Scena Quinta


ARRIGO

(a Monforte)

Perchè tai cenni?

MONFORTE

Brevi istanti ancora,
e giunta l'ultim'ora
per lor sarà!

ARRIGO

Di morte!

PROCIDA

(fra sé)

O patria mia! La morte!
Or che dal viver mio
dipende tua sorte!

ARRIGO

(A Monforte)
Ai prigionier perdona tu,
oh signor!
oh me con essi uccidi!

ELENA

(A Procida)

L'intendi tu?

PROCIDA

Colui che ci tradia
merta perir!
Ma non pei lari suoi.

(Ad Arrigo.)


Ah, va! Di tanto onore
ti proclamo indegno!

ARRIGO

Ah!...

MONFORTE

Da lor tanto oltraggio
a te spettava, Arrigo!
A te, mio sangue!

PROCIDA

Che?

ELENA

Suo figlio!

MONFORTE

A te, che scegli, ingrato,
piuttosto morte
che con me la gloria!

PROCIDA

Lui, suo figlio!
Or compiuto è il nostro fato!
Addio, mia patria,
invendicato
ad altra sfera
m'innalzo a vol;
io per te moro, ma disperato
d'abbandonarti
fra tanto duol!

MONFORTE

Sì, col lor capo
sarà troncato
a quell'ardire
furente il vol.

ARRIGO

Ah! Nella tua tomba,
o sventurata,
per me cangiossi
il patrio suol!

MONFORTE

E dai ribelli sarà sanato,
gentil Sicilia,
il tuo bello suol!

ARRIGO

Ma non morrai,
donna adorata,
o teco, il giuro,
morrò di duol.

PROCIDA

Io per te moro
disperato, ecc.

ELENA

Addio, mia patria amata,
addio, fiorente suolo!
Io movo sconsolata
ad altra sfera il vol! ecc.
Addio, mia patria amata, ecc.
Oh mia patria,
t'abbandono in duol!

ARRIGO

Nella tua tomba per me, ecc.
Ma non morrai,
donna adorata, ecc. Ah!

PROCIDA

Addio, ,mia patria, ecc.

SACERDOTI

(Interno)

De profundis
clamavi ad te,
Domine!
Exaudi orationem meam!

PROCIDA

(Ad Elena.)

A terra, o figlia!
Prostriamci innanzi a Dio!
Già veggo il ciel sorridere.

ELENA

M'attende il fratel mio!

ARRIGO

(a Monforte)

Pietà, pietà di loro!
Sospendi il cenno,
o qui con essi io moro!

MONFORTE

Tu, tu pur colpevole,
audace assunto imprendi!
E con qual dritto ai complici
intercessor ti rendi?

(tenero)


Ma, benchè ingrato, al figlio
tutto concedo e dono.
Padre mi chiama, Arrigo,
e ad essi e a te perdono!

ARRIGO

Oh, ciel!

MONFORTE

(guardando al popolo)
Indarno un popol supplice
or mi cadrebbe al pie!
Dimmi sol di' "mio padre!"
e grazia avran da me!

ELENA

(Ad Arrigo.)

Non dir giammai,
no, no, giammai
e lasciami morir!

ARRIGO

Ah, donna!

ELENA

Nel pentimento
mi serba fede almen!

MONFORTE

Chiamami padre,
e grazia avran da me!
Di' "mio padre" di'.

ELENA

Non dir giammai,
no, no, giammai!
E avrai da me perdon!

(s'apri una porta e appare il carnefice)


ARRIGO

Mi reggi tu, gran Dio!
Che vegg'io?

SACERDOTI

De profundis
clamavi ad te, Domine!
Domine, exaudi vocem meam!

MONFORTE

La scure ha
il carnefice in mano,
e attende il cenno mio!

ARRIGO

Cenno crudel,
comando sanguinario!

(due sacerdoti accompagnano ad Elena e Procida)


PROCIDA

(Ai sacerdoti)
Noi vi seguiam.

(Ad Elena.)


A morte vieni!

ELENA

A gloria!

ARRIGO

Oh donna!... Oh donna!

PROCIDA

Oh patria mia!

SACERDOTI

De profundis!

ELENA

Oh patria mia!

ARRIGO

Oh terror!

ELENA, PROCIDA

Oh ciel!

SACERDOTI

De profundis!

DONNE

Grazia!

SACERDOTI

De profundis!

DONNE

Grazia!

SACERDOTI

De profundis!

PROCIDA,
ELENA
Oh mia Sicilia,
per sempre addio, addio!

SACERDOTI

De profundis clamavi...

DONNE

Grazia!

PROCIDA, ELENA

Per sempre addio, addio!

ARRIGO

Oh padre!, Oh padre!
Oh padre!

MONFORTE

Oh gioia! E fia pur ver?

DONNE

Grazia, grazia per lor!

SACERDOTI

... ad te, Domine!

MONFORTE

(al carnefice)

Ministro di morte, arresta!
A lor perdono!
Nè basti a mia clemenza!
Qual d'amistà suggello
tra popoli rivali
d'Arrigo e di costei
io sacro il nodo.

ELENA

Giammai!

PROCIDA

(sottovoce ad Elena)

Tu il dei!
La patria, il fratello,
o donna,
il voglion! Tel consiglio!

MONFORTE

(guardando al popolo)

Pace e a tutti perdon!
Ritrovo un figlio!

ELENA, ARRIGO

Oh mia sorpresa,
oh giubilo
maggior d'ogni contento!
E poco il labbro, e accento
a esprimerlo non ha,
no, non ha.

MONFORTE, POPOLO

Risponda ogn'alma al fremito
d'universal contento;
di pace omai l'accento
ovunque echeggerà.

PROCIDA

Di quelle gioie al fremito,
al general contento,
fra poco un altro accento
tremendo echeggerà.

ELENA, ARRIGO

Omai rapito in estasi
da tanta gioia il core,
s'apre al più dolce amore,
è pegno d'amistà.
Omai rapito, ecc.

MONFORTE, POPOLO

Lieti pensieri all'estasi
rapiscono ogni core.
Ah! Il serto dell'amore
coroni l'amistà.
Lieti rapito, ecc.

PROCIDA

(fra sé)

Lo spensierato giubilo
si cangerà in dolore;
ah! dal velo dell'amore
vendetta scoppierà.
Dal velo, ecc.

ARRIGO

(a Monforte)

Deh! Colma il nostro giubilo
sì cotanto in sen represso;
e il sacro imen
si celebri doman!

MONFORTE

Quest'oggi istesso,
allor che al raggio fervido
temprato dalla brezza
s'udrà squillare il vespero.

ARRIGO

Oh cara, oh dolce ebbrezza!

PROCIDA

(fra sé)

Fra poco! O ciel terribile,
la forza a me darai!

ELENA

Sei mio! Sei mio!
E il crederò?
Omai rapito in estasi, ecc.

ARRIGO

Son tuo! Son tuo!
E il crederò?
Omai rapito in estasi, ecc.

MONFORTE, POPOLO

Di pace omai
l'accento echeggerà.
Lieti pensieri, ecc.

PROCIDA

(fra sé)

Giammai! Giammai!
Sì, di quelle gioie
al fremito, ecc.

(Monforte, Elena e Arrigo escono)
ACTO CUARTO


Escena Primera


(Prisión)


ARRIGO

(muestra al carcelero un papel)

¡Es una orden de Monforte!
Por su voluntad suprema
me es concedido verlos.
¡Hazlos venir!

(El carcelero sale)


¡Por mi culpa aquí gemís,
en esta sórdida prisión,
queridos amigos!
¡Y yo, causa de vuestros males,
en el calabozo con vosotros no estoy!
¡Víctima del destino
mal podría sustraerme
al beneficio que me atormenta!
¡Clemencia injuriosa!
¡Vergonzoso favor!
¡Mas preciado que la vida
es para mí el honor!
De una indigna sospecha
vengo a defenderme.
Pero ¿querrán verme?
¿Oirán mis disculpas?
Traidor me creen todos.
Ella me desprecia
y todos me odian.
¡Yo que por ellos moriría!
¡Día de llanto y
profundo dolor!
Cuando ya el amor
comenzaba a sonreírme,
el cielo eclipsó
aquel sueño dorado.
¡Mi atormentado corazón
todo lo ha perdido!
Su repudio
hace más cruel
el atroz dolor.
Tu desprecio,
Elena mía,
es una dura y terrible
pena
para mi corazón.

(Escuchando.)


¿Quién viene? ¡Tiemblo!
Apenas ¡ay de mí! puedo respirar.
¡Es ella!
¡Se dispone a maldecirme!
¡A maldecirme!
¡A maldecirme!
¡Ah, espantoso terror!
Todo ¡ah! todo me abandona.
¡Gracia, gracia, perdón,
piedad, mi bien, perdón!
Todo ¡ah! todo me abandona. Etc.
¡Menos cruel
que tu desprecio
me es la muerte!

Escena Segunda


(Elena, sale conducida por el carcelero)


ELENA

¡Oh, que mi ira calle!
Siento temblar el corazón.
¡Quizá un nuevo tormento
me reserva el traidor!

ARRIGO

¡Vuelve hacia mí
tu mirada serena,
escucha mis suplicas,
perdóname,
o deja, al menos,
que pueda expirar a tus pies!

ELENA

¡Tu condena será
el remordimiento de tu corazón!
¿Perdón? ¡Jamás!
¡No lo espere un traidor!

ARRIGO

¡No soy culpable!
La tremenda fatalidad
me cubrió
de vergüenza y luto.
Fui simplemente un desventurado,
pero mi corazón jamás traicionó.

ELENA

¡No eres culpable
porque acusas al destino
de haberte cubierto de oprobio!
¡Suplica al cielo, desgraciado,
pues entristeces nuestros días!

ARRIGO

No soy culpable, etc.

ELENA

¡No eres culpable, etc.
¿No fue tu mano ¡oh indigno!
quien desarmó mi brazo
cuando el acero caía
sobre el corazón del tirano?

ARRIGO

¡Es mi padre!

ELENA

¿Tu padre?

ARRIGO

¡Ay, es nudo horrible,
una fatal relación!
Mortal y terrible vínculo
por siempre para mí funesto,
que para perderme eternamente
me lo reveló el cielo.
¿Qué debía hacer ¡mísero de mí!
en dilema tan cruel?
Tú, a los manes del hermano
te ofrecías en vano.
yo hice algo más:
¡a un cruel padre
sacrifiqué mi honor!

ELENA

(para sí)
¡Oh, cruel, funesto arcano!
¡Oh, mi mayor dolor!
Si sinceras son esas palabras
compadécete de su dolor;
Tú, que ves su tormento,
Tú, que lees
en el fondo de los corazones

ARRIGO

Mis palabras son sinceras
pues son hijas del dolor.
Sólo Dios sabe de mi tormento,
pues Él lee
en el fondo de los corazones.

ELENA

Pero ¿y el odioso parentesco?

ARRIGO

¡Lo destruyó ya mi corazón!
La vida que mi padre me dio,
ya se la he devuelto.
¡Ahora soy libre
y retomo mi viejo odio!

ELENA

Pero ¿y las riquezas?

ARRIGO

¡Arrigo las desprecia todas!
A él sólo quiero pedirle
con recompensa a mi sufrimiento,
el don de poder vivir
o de morir,
de morir junto a ti.

ELENA

¡Arrigo!
¡Ah, hablas a un corazón
predispuesto a perdonar;
mi mayor dolor era
tener que odiarte!
Una brisa dichosa
calma ahora mi martirio.
¡Yo te amo, te amo,
y estas palabras
hacen alegre mi muerte!
¡El odio es fatal
para un corazón
que en vano espera!
¡Tu origen pone entre nosotros
una barrera de sangre!
¡Adiós, me espera el cielo!
¡Adiós, manténte fiel a mí!
¡Muero!
¡Y del mortal velo me despojo
pensando en ti!
¡Ah, manténte fiel a mí! Etc.

ARRIGO

¡Pensando en mí!
¡Pensando en mí!
Tu perdón
es un dulce rayo,
un don celestial
para mi culpa.
¡Desafiaré los rayos
del cruel destino,
si cerca de ti
puedo morir!

ELENA

Ahora una dulce voz
resuena en mi alma
pues el cielo
perdona tu culpa.
Desafiaré los rayos
del cruel destino,
si cerca de ti
puedo morir!

ARRIGO

¡Ah, perdona mi culpa!

ELENA

¡Sí!
¡Ahora una dulce voz, etc.

ARRIGO

¡Es un dulce rayo, etc.

Escena Tercera


(Procida entra y se dirige hacia Elena.
Arrigo se aleja)


PROCIDA

(En voz baja a Elena sin ver a Arrigo)

¡Una mano amiga,
alivio de nuestro martirio,
esta carta nos ha enviado desde
el otro lado del muro de la prisión!

ELENA

(lee a media voz)
"Un navío de Aragón se encuentra
anclado en vuestras aguas,
próximo al puerto,
cargado de oro y armas"

PROCIDA

¡Y yo gimo entre grilletes!
¡Ah, si al precio de mi sangre
pudiera escapar!
¡Un día, una hora!
¡Que mi deseo se cumpla
y después, gran Dios, que muera!

(Se vuelve y reconoce a Arrigo.)


¿Qué veo?
¿Qué hace ése
a tu lado?

ELENA

¡Su arrepentimiento
aquí lo condujo.

PROCIDA

¡Una nueva traición!

(Indicando a Monforte, que entra seguido
de Bethune y soldados)


¡Ahí llegan sus cómplices!

Escena Cuarta


BETHUNE

(a Monforte)

¿Cuáles son tus órdenes, señor!

MONFORTE

¡Un sacerdote y al cadalso!

BETHUNE

¡El pueblo amenazador se inquieta!

MONFORTE

Sitúa a las tropas en los lugares previstos
y que a mi orden
estén prontas para intervenir.
El primer grito de los rebeldes
será la señal de la matanza!
¿Entendiste?

BETHUNE

¡Sí, he entendido!

Escena Quinta


ARRIGO

(a Monforte)

¿Por qué tales órdenes?

MONFORTE

¡En breves instantes
sonará la última hora
para ellos!

ARRIGO

¡La muerte!

PROCIDA

(para sí)

¡Oh patria mía! ¡La muerte!
¡Ahora que de mi vida
depende tu suerte!

ARRIGO

(A Monforte )
¡Perdón para los prisioneros,
oh señor!
¡Gracia, o mátame con ellos!

ELENA

(A Procida, con alegría.)

¿Lo has oído?

PROCIDA

¡Quien traiciona
merece morir!
Pero no por su patria.

(A Arrigo.)


¡Vete! De tanto honor
te declaro indigno!

ARRIGO

¡Ah!

MONFORTE

¿De ellos tanto ultraje
soportas, Arrigo?
¡Tú, mi sangre!

PROCIDA

¿Qué?

ELENA

¡Es su hijo!

MONFORTE

¡Tú que eliges, ingrato,
la muerte
antes que la gloria conmigo!

PROCIDA

¡Él, su hijo!
¡Cumplido está nuestro destino!
¡Adiós, patria mía!
Me elevo hacia otra esfera
sin haberme vengado.
¡Por ti muero,
pero desesperado
de abandonarte
entre tanto dolor!

MONFORTE

Sí, con su cabeza
será cortado
el vuelo
de la rebelión.

ARRIGO

¡En tu tumba,
oh desventurada,
para mí se convirtió
el patrio suelo!

MONFORTE

¡Noble Sicilia,
de rebeldes quedará limpio
tu hermoso suelo!

ARRIGO

Pero no morirás,
mujer adorada,
o contigo, lo juro,
moriré de dolor.

PROCIDA

Por ti muero
desesperado, etc.

ELENA

¡Adiós, mi patria amada,
adiós, florido suelo!
¡Yo levanto desconsolada
hacia otra esfera el vuelo! Etc.
¡Adiós, mi patria amada! Etc.
¡Oh, patria mía
te abandono con tristeza!

ARRIGO

En tu tumba para mí, etc.
Pero no morirás,
mujer adorada, etc. ¡Ah!

PROCIDA

¡Adiós, patria mía, etc.

SACERDOTES

(Interior.)

De profundis
clamavi ad te,
Domine!
Exaudi orationem meam!

PROCIDA

(A Elena.)

¡Arrodíllate, oh hija!
¡Postrémonos ante de Dios!
¡Ya veo el cielo sonreír!

ELENA

¡Me espera mi hermano!

ARRIGO

(A Monforte)

¡Piedad, piedad para ellos!
¡Suspende la orden
o aquí con ellos moriré!

MONFORTE

¿Tú, también culpable?
¡Audaz asunto emprendes!
¿Con qué derecho eres
el intercesor de tus cómplices?

(Con ternura.)


Pero, aunque ingrato,
a mi hijo todo se lo concedo y doy.
¡Llámame padre , Arrigo,
y a ellos y a ti perdono!

ARRIGO

¡Oh, cielos!

MONFORTE

(señala la muchedumbre que entra)
¡En vano un todo un pueblo
podría ablandarme!
Pero dime sólo "padre mío"
y gracia obtendrán de mí!

ELENA

(A Arrigo.)

¡Ah, no lo digas!
¡No, no, nunca!
¡Déjame morir!

ARRIGO

¡Ah, mujer!

ELENA

¡En el arrepentimiento
permanéceme fiel!

MONFORTE

¡Llámame padre
y gracia obtendrán de mí!
Di "padre mío" di.

ELENA

¡No, no lo digas nunca!
¡No, no, nunca!
¡Y tendrás mi perdón!

(Se abre una puerta y aparece el verdugo)


ARRIGO

¡Oh, Dios mío!
¿Qué veo?

SACERDOTES

De profundis
clamavi ad te, Domine!
Domine, exaudi vocem meam!

MONFORTE

¡El hacha
del verdugo
espera mi orden!

ARRIGO

¡Orden cruel,
injusta, inicua orden!

(Dos sacerdotes acompañan a Elena y Procida)


PROCIDA

(A los sacerdotes)
Os seguimos.

(A Elena.)


¡Ven hacia la muerte!

ELENA

¡Hacia la gloria!

ARRIGO

¡Oh, mujer!... ¡Oh, mujer!

PROCIDA

¡Oh, patria mía!

SACERDOTES

¡De profundis!

ELENA

¡Oh, patria mía!

ARRIGO

¡Oh, terror!

ELENA, PROCIDA

¡Oh, cielos!

SACERDOTI

¡De profundis!

CORO DE MUJERES

¡Gracia!

SACERDOTI

¡De profundis!

CORO DE MUJERES

¡Gracia!

SACERDOTES

¡De profundis!

PROCIDA,
ELENA
¡Oh, mi Sicilia, adiós,
adiós para siempre!

SACERDOTES

De profundis clamavi...

CORO DE MUJERES

¡Gracia!

PROCIDA,
ELENA
¡Adiós, adiós para siempre!

ARRIGO

¡Oh, padre!
¡Oh, padre mío!

MONFORTE

¡Oh, dicha! ¿Será al fin verdad?

CORO DE MUJERES

¡Gracia, gracia para ellos!

SACERDOTES

...ad te, Domine!

MONFORTE

(Al verdugo.)

¡Ministro de muerte, detente!
¡Los perdono!
¡Que no baste mi clemencia!
¡Como sello de amistad
entre pueblos rivales,
consagro la unión
de Arrigo y esta dama!

ELENA

¡No!

PROCIDA

(en voz baja a Elena)

¡Debes aceptar!
¡La patria y tu hermano
así lo quieren, oh mujer!
¡Te lo aconsejo!

MONFORTE

(dirigiéndose al pueblo)

¡Paz y perdón para todos!
¡He encontrado a mi hijo!

ELENA, ARRIGO

¡Oh, sorpresa!
¡Oh, júbilo
no puede haber mayor felicidad!
Mis labios no tienen palabras
para expresarlo.
no, no tienen.

MONFORTE, PUEBLO

Que todos participen
del universal contento;
sólo palabras de paz
en adelante resonarán.

PROCIDA

En medio de la alegría
y del júbilo general,
dentro de poco una palabra
tremenda sonará.

ELENA, ARRIGO

Mi corazón transportado en éxtasis
por tanta alegría y gozo,
se abre al mas dulce amor
como prenda de amistad.
Mi corazón transportado, etc.

MONFORTE, PUEBLO

Alegres pensamientos transportan
en éxtasis a todos los corazones.
¡Ah, que la guirnalda del amor
corone la amistad!
Alegres pensamientos, etc.

PROCIDA

(para sí)

El despreocupado júbilo
se trocará en dolor.
¡Ah, bajo el velo del amor
la venganza estallará!
Bajo el velo, etc.

ARRIGO

(A Monforte)
¡Ah, colma nuestro gozo
tanto tiempo reprimido
y que el sagrado himeneo
se celebre mañana!

MONFORTE

¡Hoy mismo!
Cuando templados por la brisa
se aplaquen los rayos del ardiente sol,
se oirá el toque de vísperas.

ARRIGO

¡Oh cara, oh divina embriaguez!

PROCIDA

(para sí)

¡Ya falta poco! ¡oh cielo terrible,
dame fuerzas!

ELENA

¡Eres mío! ¡Eres mío!
¿Será posible?
Transportada en éxtasis. etc.

ARRIGO

¡Soy tuyo! ¡Soy tuyo!
¿Será posible?
Transportado en éxtasis, etc.

MONFORTE, PUEBLO

Ya se oyen
palabras de paz.
Gratos pensamientos, etc.

PROCIDA

(para sí)

¡Jamás! ¡Jamás!
Sí, entre tanta
alegría, etc.

(Monforte sale con Elena y Arrigo)

ATTO QUINTO


Scena Prima

(Giardino del palazzo di Monforte)


CORO

Si celebri alfine
tra canti, tra fior,
l'unione e la fine
di tanti dolor.
È l'iri di pace,
è pegno d'amor.
Evviva la face
che accese quel cor!
Viva, viva la gloria,
viva, viva l'amor!

CORO DI GIOVINE

Di fulgida stella
hai tutto il splendor!
Sei pura, sei bella,
sei bella qual candido fior.

CAVALIERI

Evviva l'amor!

CORO DI GIOVINE

Di pace sei l'iri;
sei pegno d'amore.
L'affetto che inspiri
seduce ogni cor!

CAVALIERI

Si celebri alfine, ecc.

CORO DI GIOVINE

Di pace sei l'iri, ecc.
È serto di gloria,
il serto d'amor!
Ah! L'affetto
che inspiri, ecc.

CAVALIERI

Viva, viva la gloria, ecc.

Scena Seconda


(Elena esce del palazzo)


ELENA

Mercè, dilette amiche,
di quei leggiadri fior;
il caro dono è immagine
del vostro bel candor!
Oh! Fortunato il vincol
che mi prepara amore,
se voi recate pronube
voti felici al core!
Mercè del don, ah, sì!
O caro sogno,
o dolce ebbrezza!
D'ignoto amor
mi balza il cor!
Celeste un'aura già respiro,
che tutti i sensi inebriò.

CORO DI GIOVINE

L'affetto che inspiri, ecc.

CAVALIERI

Viva la gloria,
viva l'amor, ecc.

ELENA

Oh piagge di Sicilia,
risplenda un dì seren,
assai vendette orribili
ti lacerano il sen!
Di speme colma e immemore
di quanto il cor soffrì,
il giorno del mio giubilo
sia di tue glorie il dì.
Gradisco il don
di questi fior,
ah, sì! ah, sì!
Oh caro sogno
oh dolce ebbrezza! ecc.
D'ignoto amor, ecc.

CORO DI GIOVINE

Ah, sì, l'affetto, ecc.

CAVALIERI

Viva la face, ecc.

(Il coro esce. Arrigo entra per il giardino)


ARRIGO

La brezza aleggia intorno
a carezzarmi il vino
e di profumi eletti
imbalsamato è il cor.
Più mollemente l'onda
con dolce mormorio
s'unisce al canto mio
nel riso dell'amor.
Ah, sì! Ah, sì!
Aranci profumati,
ruscelli e verdi prati,
giungeste a indovinar
che amato son,
che amato sono?

(Elena s'approssima ad Arrigo)


ELENA

Io sarò tua per sempre,
ognora t'amerò!

ARRIGO

Tu m'ami! Oh caro accento,
onde rapito è il cor
che il fato condannava
a' stenti del dolor!
Il ciel tu mostri a me,
colà ti vo' seguir,
ed obliar con te
l'atroce mio soffrir.
Ah, sì! Ah, sì!
Oh mio diletto amore!
Iddio per me ti fè;
celeste angiol tu sei,
raggio di sol per me!

ELENA

Io sarò tua per sempre,
per sempre t'amerò!

ARRIGO

Celeste angiol tu sei,
ah, raggio di sol per me!
Tu sei per me!

ELENA

Ah! Sempre io t'amerò!
Io t'amerò!

ARRIGO

Ma deh! per poco lasciami
volare al padre mio;
sarò qui tosto reduce!

ELENA

Presto riedi! Addio! Addio!

ARRIGO

Addio! Addio!

Scena Terza


(Arrigo entra nel palazzo e Procida entra in scena)


PROCIDA

Al tuo cor generoso,
o donna,
grata esser
dee la nostra terra!

ELENA

Perchè?

PROCIDA

Senza difesa
il nemico abbandona,
tutto fidente in noi,
torri e bastite.
Vestito a pompa
e in braccio a folle gioia,
ognun si dà
in preda al piacer,
lieto e festante.

ELENA

Qual ci sovrasta fato?

PROCIDA

Ti si nulla ti celato!
Non appena tu avrai
detto l'ardente "sì",
ed allor chè
dell'imene compito
i sacri bronzi
avran dato l'annunzio,
all'istante
in Palermo e universale
il massacro incominci!

ELENA

Dell'ara al piè!
Qui! Dinanzi al ciel!
E la giurata fede?

PROCIDA

Più sacra ti fia
del patrio suolo?
Ah, tutto darei!

ELENA

Anche l'onor?

PROCIDA

Anch'esso!

ELENA

Ah, mai!

PROCIDA

Ma nel tuo cor,
dove già l'odio è spento,
cotanto d'un Francese
dimmi può l'amore?
D'un tiran costui figlio,
questo amante.

ELENA

Ei m'è sposo!

PROCIDA

E tu il difendi?

ELENA

Sì!

PROCIDA

Osi tanto?

ELENA

Io l'oso!

(Arrigo esce del palazzo)


Eccolo! Ei vien!

PROCIDA

O donna, che t'arresta?
Va, corri, mi denuncia!
Il prezzo è la mia testa!

ELENA

(fra sé)
Io gli amici tradir? No, no.
Ma pur dovrei
uccidere lo sposo?
Ah! No, no, nol potrei!
No, nol potrei!

PROCIDA

Ebben, o donna,
che t'arresta? ecc.

Scena Quarta


ARRIGO

(Ad Elena)
Ecco, per l'aura spiegasi
di Francia il gran vessillo;
ripete il suon di giubilo
l'eco il guerriero squillo!

ELENA

(fra sé)
"Non appena tu avrai
detto l'ardente sì"...

ARRIGO

Suonò l'ora si cara.

ELENA

(fra sé)

..."ed allor chè
dell'imene compito"...

ARRIGO

L'imen ci chiama all'ara!

ELENA

(fra sé)

..."i sacri bronzi
avran dato l'annunzio,
il massacro incominci"
Oh ciel!
A qual partito m'appiglierò?

ARRIGO

Ella trema!
È pallido il suo fronte!
Di tal terror
quali ha motivi ascosi?
Ah! Parla! Parla!

PROCIDA

(Ad Elena , sottovoce)

Sì, parla! Se tu l'osi!

ELENA

(fra sé)

Sorte fatal!
Oh, fier cimento!
Posso immolarlo!
Io lor tradir!
Pietà, o fratello,
del mio tormento,
reggi il mio spirto,
calma il martir!
Pietà, fratello, ecc.

ARRIGO

Ah, parla, parla!
Ah! Cedi al mio tormento,
pietà, pietade
del mio dolor;
parla, cedi al mio tormento.
Un sol tuo sguardo,
un solo accento
toglier mi puote
a tanto orror!
Ah, parla, ecc.
Un sol tuo sguardo,
un solo accento
salvar mi puote, ecc.

PROCIDA

(Ad Elena.)

Del suol natale
in tal cimento
a te favelli il santo amor.
Pensa al fratel!
Ei t'additò la via d'onor!
Pensa al fratel, ecc.

ELENA

(s'approssima ad Arrigo)
In fra noi due s'oppone
una barriera eterna!
Del fratel l'ombra fiera
a me comparve.
Io la veggo! Innanzi sta!
Grazia, perdono, Arrigo!
No, no, più tua non sono!

ARRIGO

Che dicesti?

PROCIDA

(fra sé)

Ah, gran Dio!

ELENA

Quest'imene
giammai si compirà!

ARRIGO

Oh, mio deluso amore!

PROCIDA

(fra sé)

Oh, tradita vendetta!

ELENA

Va, va
t'invola all'altar, va, va!

(fra sé)


Oh, speranze, addio!
Morrò! Ma il tolgo
a crudo fato e rio!

ARRIGO

O, mio deluso amor!

PROCIDA

O, tradita vendetta!

ARRIGO

M'ingannasti, oh traditrice,
sulla fè de' tuoi sospir;
or non resta a me, infelice,
che poterti maledir!
Tu, spergiura, disleale,
mi piagasti a morte il cor!
Tu, spergiura, disleal!
Dunque addio, beltà fatale.
Per te moro di dolor!

ELENA

No, non sono traditrice,
non mentirono i sospir!

(fra sé)


Or non resta a me infelice
che salvarlo e poi morir!
Taccia il bronzo omai fatale,
precursor di strage e orror!

PROCIDA

(para sí)

Tu fingevi, traditrice,
di voler con noi morir,
ma volgesti, ingannatrice,
a rea fiamma i tuoi sospir!
Onta, eterna a te!
La mia voce omai fatal
su lui chiami il disonor!

ARRIGO

Tu, spergiura, disleale! ecc.

ELENA

Più a lungo il tuo disdegno
io sopportar non posso!
Tutto saprai!
Per te disfido e sprezzo...

PROCIDA

E l'infamia ed il disprezzo!

ARRIGO

Ebben? Prosegui, il vo' sapere!

PROCIDA

Prosegui!
Agli assassini del fratello
or vendi la Sicilia
e gli amici!

ELENA

(corre su Arrigo)
No, no, no, nol posso!
Il labbro, no, non mentiva
quando amor ti giurò!
Arrigo, t'amo,
ed esser tua, no, no,
giammai potrò!

ARRIGO

M'ingannasti,
traditrice, ecc.

PROCIDA

Tu fingevi, traditrice, ecc.
Onta, oh disleale,
che tradisci fede o onor!
La mia voce, ecc.
Sì, onta eterna,
oh disleale, ecc.

ELENA

(fra sé)

Non morrà quel cor leale,
io l'involo a rio furor!
Taccia il bronzo, ecc.
Non morrà, ecc.

Scena Quinta


(Monforte e nobili escono del palazzo)


ARRIGO

(a Monforte)
Ah, vieni,
il mio mortale dolore
ti muova, oh padre.
Il caro nodo
ch'io cotanto ambia,
del fratello al pensier
Elena frange!

MONFORTE

(sottovoce, ad Elena)

Error!
Invan ritrosa pugni
contro il tuo cor.
Ei m'è palese, lo credi!
Tu l'ami! Ei ti adora;
ed io, che nomaste tiran,
io vo' per voi
esserlo ancora!

(prende le mane)


A me le destre, oh figli!
V'unisco, oh nobil coppia!

PROCIDA


(facendo una segnale con la sua mano)
E voi, segnal felice, bronzi,
echeggiate!

ELENA

No, no! Impossibil fia!

MONFORTE

Al suon di gioia
che lieto in aria echeggia,
giura!

ELENA

No! Mai! Io no, nol posso!

(s'odi le campane)

(a Monforte)

Ah! Perduti voi siete!

T'allontana! Va! Fuggi!

MONFORTE

E perchè mai?

ELENA

Non odi tu le grida?

MONFORTE

È il popol che ci aspetta.

ELENA

È il bronzo annunciator...

ARRIGO

Di gioia!

PROCIDA

Di vendetta!

(il popolo armato appare)


CORO

Vendetta! Vendetta!
A morte, al terror!
Vendetta! Vendetta!
È l'urlo, sì,
è l'urlo del cor!
Vendetta! Vendetta!

(Il popolo attacca a Monforte e i francesi)




ACTO QUINTO


Escena Primera

(Jardines del palacio de Monforte en Palermo)


CORO

Que se celebre al fin
entre cánticos y flores
la unión y el final
de tanto dolor.
El arco iris de la paz
es la prenda de amor.
¡Viva el fuego
que encendió su corazón!
¡Viva, viva la gloria,
viva, viva el amor!

CORO DE DONCELLAS

¡De una resplandeciente estrella
tienes todo el esplendor!
Eres pura y bella,
tan bella como una cándida flor.

CORO DE CABALLEROS

¡Viva, viva el amor!

CORO DE DONCELLAS

Eres el arco iris de la paz,
eres la prenda de amor.
¡El afecto que inspiras
seduce a todo corazón!

CORO DE CABALLEROS

Que se celebre al fin, etc.

CORO DE DONCELLAS

Eres el arco iris, etc.
¡Eres la guirnalda de la gloria
la guirnalda del amor!
¡Ah, el afecto
que inspiras, etc.

CORO DE CABALLEROS

¡Viva, viva la gloria, etc.

Escena Segunda


(Elena, vestida de novia, sale del palacio)


ELENA

Gracias, amigas queridas,
por estas bellas flores.
¡Este caro regalo es imagen
de vuestro gentil candor!
¡Oh, afortunado será el vinculo
que me prepara el amor,
si vosotras, queridas,
pedís por mí!
¡Gracias por vuestros regalos, sí!
¡Oh, sueño dichoso,
oh, amado delirio!
¡Mi corazón late
lleno de amor!
¡Una brisa celestial respiro
que enerva todos mis sentidos!

CORO DE DONCELLAS

El afecto que inspiras, etc.

CORO DE CABALLEROS

¡Viva la gloria,
viva el amor! Etc.

ELENA

¡Oh, tierra de Sicilia,
brille hoy un día sereno!
¡Demasiadas venganzas terribles
han lacerado tu pecho!
Que se colme de esperanza y olvido
tu sufrido corazón
y que el día de mi júbilo
sea el de tu gloria.
Os agradezco el regalos
de vuestras flores.
¡Ah, sí! ¡Ah, sí!
¡Oh, sueño dichoso,
oh, amado delirio, etc.
Mi corazón late, etc.

CORO DE DONCELLAS

El afecto que inspiras, etc.

CORO DE CABALLEROS

¡Viva el fuego, etc.

(El coro sale. Arrigo entra pensativo)


ARRIGO

La brisa aletea alrededor
acariciando mi rostro
y con delicados perfumes
baña mi corazón.
Suavemente las olas,
con dulce murmullo,
se unen a mi canto
en la sonrisa del amor.
¡Ah, sí! ¡Ah, sí!
Naranjos perfumados,
arroyos y verdes prados
han adivinado
que soy amado,
¿que soy amado?

(Elena se acerca a Arrigo)


ELENA

¡Seré tuya para siempre
por siempre te amare!

ARRIGO

¡Tú me amas! ¡Oh, caras palabras
las que llegan a mi corazón,
que el destino condenaba
a los lamentos del dolor!
El cielo muéstrame,
allí te seguiré,
olvidando junto a ti
mi atroz sufrir.
¡Ah, sí! ¡Ah, sí!
¡Oh mi dilecto amor!
Dios te creó para mí.
¡Eres como un ángel celestial,
eres un rayo de sol para mí!

ELENA

¡Seré tuya para siempre,
por siempre te amaré!

ARRIGO

¡Eres un ángel celestial,
¡ah, un rayo de sol para mí!
¡Tú serás para mí!

ELENA

¡Ah, siempre te amaré!
¡Te amaré!

ARRIGO

Pero antes, debo dejarte
para ver a mi padre,
¡pronto regresaré!

ELENA

¡Vuelve pronto! ¡Adiós!

ARRIGO

¡Adiós! ¡Adiós!

Escena Tercera


(Arrigo entra en el palacio y Procida entra)


PROCIDA

¡A tu corazón generoso,
oh señora,
agradecida debe estar
nuestra tierra!

ELENA

¡Por qué?

PROCIDA

Despreocupado,
el enemigo abandona,
confiando en nosotros,
torres y bastiones.
Vestidos con pompa
y llenos de loca alegría,
todos se entregarán
al placer
jocoso y festivo.

ELENA

Es que ¿ocurre algo?

PROCIDA

¡Debes saberlo todo!
Apenas tú hayas pronunciado
el ardiente "sí",
y las sagradas campanas anuncien
que se ha realizado el himeneo,
¡en ese momento
en Palermo
y en todas partes
comenzará
la matanza.

ELENA

¡Al pie del altar!
¡Aquí! ¡En presencia del cielo!
¿Y mi promesa?

PROCIDA

¿Acaso es más sagrada
que el patrio suelo?
¡Ah, yo lo daría todo por él!

ELENA

¿También el honor?

PROCIDA

¡También!

ELENA

¡Ah, jamás!

PROCIDA

Veo que en tu corazón
el odio ya se ha apagado.
Dime, ¿tan poderoso es el amor
de un francés?
Tu amado es hijo
de un tirano.

ELENA

¡Es mi esposo!

PROCIDA

¿Y lo defiendes?

ELENA

¡Sí!

PROCIDA

¿A tanto te atreves?

ELENA

¡Me atrevo!

(Ve salir a Arrigo del palacio.)


¡Ahí viene!

PROCIDA

¡Oh, señora! ¿Qué te detiene?
¡Ve, corre, denúnciame!
¡E1 precio es mi cabeza!

ELENA

(para sí)
¿Traicionar a mis amigos? No, no.
Pero ¿acaso deberé
matar a mi esposo?
¡Ah, no, no podré!
¡No, no podré!

PROCIDA

Y bien, señora,
¿a qué esperas?

Escena Cuarta


ARRIGO

(gozoso a Elena, que baja la cabeza)
Mira, con al viento ondea
la bandera poderosa de Francia.
¡El eco repite el sonido jubiloso
de la trompa guerrera!

ELENA

(Aparte reflexivamente, sin responderle)
"Apenas hayas pronunciado
el ardiente "sí"...

ARRIGO

Sonó la hora tan deseada...

ELENA

(para sí)

... y cuando al concluir
los esponsales...

ARRIGO

¡El himeneo nos llama al altar!

ELENA

(para sí)

... las sagradas campanas anuncien
que ha concluido la ceremonia,
la matanza comenzará"
¡Oh, cielos!
¿De qué lado me inclinaré?

ARRIGO

¡Estás temblando!
¡Tu frente está pálida!
¿Cuál es el motivo
de tal terror?
¡Oh, habla! ¡Habla!

PROCIDA

(En voz baja a Elena.)

¡Sí, habla! ¡Si te atreves!

ELENA

(para sí)

¡Suerte fatal!
¡Oh, cruel tormento!
¿Puedo inmolarlo?
¿Puedo traicionarlos?
¡Piedad, oh hermano,
de mi martirio,
ilumina mi espíritu,
calma mi sufrir!
¡Piedad, hermano! Etc.

ARRIGO

¡Ah, habla, habla!
¡Ah, acaba con mi tormento,
piedad, piedad
de mi dolor!
¡Habla, acaba con mi tormento!
¡Una sola mirada tuya,
una sola palabra
me puede salvar
de tanto horror!
¡Ah, habla! Etc.
¡Una sola mirada tuya,
una sola palabra
me puede salvar! Etc.

PROCIDA

(A Elena)

¡En estos momentos,
permite que el suelo natal
te hable del santo amor!
¡Piensa en tu hermano!
¡El eligió el camino del honor!
¡Piensa en tu hermano! Etc.

ELENA

(se acerca a Arrigo)
¡Entre nosotros se interpone
una barrera eterna!
La severa sombra de mi hermano
se me aparece.
¡La veo! ¡Está ante mí!
¡Gracia, perdón, Arrigo!
¡No, no, ya no soy tuya!

ARRIGO

¿Qué dices?

PROCIDA

(para sí)

¡Ah, gracias a Dios!

ELENA

¡Ese himeneo
jamás se realizará!

ARRIGO

¡Oh, mi desilusionado amor!

PROCIDA

(para sí)

¡Oh, traicionada venganza!

ELENA

¡Vete!
¡Huye del altar!

(para sí)


¡Oh, esperanzas, adiós!
¡Moriré, pero lo he salvado
de un destino cruel y sangriento!

ARRIGO

¡Oh, mi desilusionada amor!

PROCIDA

¡Oh, traicionada venganza!

ARRIGO

Me engañaste ¡oh traidora!
con tus fingidos suspiros.
¡Ahora, infeliz de mí,
sólo me queda maldecirte!
¡Tú, perjura y desleal,
heriste de muerte a mi corazón!
¡Perjura y desleal!
Entonces adiós, belleza fatal.
¡Por ti moriré de dolor!

ELENA

¡No, no soy traidora,
ni mintieron mis suspiros!

(para sí)


¡Ahora, infeliz de mí, sólo me queda
salvarlo y después morir!
¡Que calle el bronce fatal,
precursor de estragos y horrores!

PROCIDA

(para sí)

Tú fingías, traidora,
con nosotros querer morir;
pero volviste, mentirosa,
junto al culpable amor de tus anhelos.
¿Vergüenza eterna para ti!
¡Ahora mi fatal voz
sobre ti invoca al deshonor!

ARRIGO

¡Tú, perjura y desleal! Etc.

ELENA

¡No puedo soportar
por más tiempo tu desdén!
¡Todo lo sabrás!
Por ti desafío y desprecio...

PROCIDA

¡Y la infamia y el deshonor!

ARRIGO

¿Y bien? ¡Prosigue, lo quiero saber!

PROCIDA

¡Prosigue!
¡A los asesinos de tu hermano
y a sus amigos,
vendes Sicilia!

ELENA

(Corriendo junto a Arrigo.)
¡Ah no, no puedo!
¡Pero no mentían mis labios
cuando amor te juraron!
¡Te amo, Arrigo,
pero jamás podré
ser tuya, no, no!

ARRIGO

¡Me engañaste,
traidora! etc.

PROCIDA

¡Tú, fingías, traidora! Etc.
¡Sobre ti la infamia, oh desleal,
por traicionar la fe y el honor!
Mi voz, etc.
¡Sí, infamia eterna
oh desleal! Etc.

ELENA

(para sí)

¡No morirá ese corazón fiel,
yo lo salvaré del furor!
¡Que callen las campanas! etc.
No morirá, etc.

Escena Quinta


(Monforte y su corte salen del palacio)


ARRIGO

(Corriendo hacia Monforte.)
¡Ah, ven,
que mi mortal dolor
te conmueva, oh padre!
La ansiada unión,
que yo tanto anhelaba,
ante el recuerdo de su hermano,
¡Elena rompe!

MONFORTE

(en voz baja, a Elena.)

¡Es un error!
En vano, esquiva,
luchas contra tu corazón.
¿Lo veo claro, te lo aseguro!
¡Tú lo amas y él te adora!
Y yo, a quien llamaste tirano,
quiero serlo para vosotros
una vez más

(Une sus manos.)


¡Dadme las manos, oh hijos!
¡Quedáis unidos, oh noble pareja!

PROCIDA


(hace una señal alzando la mano)
¡Y vosotras, campanas,
repicad anunciando la felicidad!

ELENA

¡No, no, no es posible!

MONFORTE

¡Por el alegre sonido
que feliz retumba en el aire,
jura!

ELENA

¡No! ¡Jamás! ¡No, no puedo!

(Se oyen las campanas)

(a Monforte)


¡Ah, estáis todos perdidos!
¡Aléjate! ¡Vete! ¡Huye!

MONFORTE

¿Por qué?

ELENA

¿No oyes esos gritos?

MONFORTE

Es el pueblo que nos espera.

ELENA

Son las campanas que anuncian...

ARRIGO

¡La dicha!

PROCIDA

¡La venganza!

(de todas partes acuden sicilianos armados)


CORO

¡Venganza! ¡Venganza!
¡Muerte y terror!
¡Venganza, venganza!
¡Es el grito
del corazón!
¡Venganza, venganza!

(los sicilianos se lanzan sobre los franceses)